L’on Francesco Aiello con un comunicato stampa molto dettagliato- ricordiamo che il consigliere di opposizione di Azione Democratica è stato assessore regionale all’agricoltura seppur per pochi mesi- ma profondamente preciso e preparato in materia- ci fornisce delle dritte essenziali per comprendere il sistema del comparto agricolo:
“Esiste un precedente: la legge 321/ 2005 votata per la prima volta dal Parlamento italiano, ai tempi del ministro Alemanno. Questa legge, approvata dal Parlamento senza alcuna intesa, fu sanzionata e bloccata ( ma lo si sapeva ) dalla Ue. Essa fu inseguita per tre anni dai movimenti dell’epoca e fu lasciata cadere dal Governo con la pretestuosa constatazione che era stata la Ue a bloccarla. Essa infatti non è stata mai adattata e riproposta in un quadro di certezze preliminarmente concordate in sede Ue. Ora dobbiamo evitare gli errori e le trappole del passato. Il Governo nazionale non puo’ trattare i produttori come dei deficienti che si possano continuare a illudere con le attese e le promesse.” Le riflessioni sulle condizioni del momento: “La crisi implosiva delle nostre campagne è devastante e va collegata alla crisi economica globale.” Gli interrogativi sul perché ancora non vi siano le misure adeguate:
“Se i Governi e la Ue hanno deciso di derogare da qualunque vincolo per sostenere con aiuti di stato l’industria automobilistica, le banche, la Gdo e l’industria di trasformazione, per quale motivo il settore primario e le aziende agricole non sono state comprese in questa logica e ambito di riconoscimento delle misure anticrisi? Qualunque seria misura di intervento a favore delle aziende agricole si possa pensare di attivare, cozzerebbe fatalmente con i limiti imposti dal sistema “de minimis”, così come è strutturato, che limita la dimensione delle misure adottabili ed esclude ogni possibilità di intervento per le aziende in crisi. Le aziende in crisi vengono messe alla porta dalle regole del sistema bancario, anche per la sostanziale mancanza e efficacia di garanzie fidejussorie pubbliche per l’accesso al credito e alle misure di ristrutturazione e di ripianamento delle passività aziendali.” Suggerimenti sui provvedimenti da intraprendere: “Occorre che Governo, Abi e Ismea, concordino per l’agricoltura le medesime procedure di intervento fidejussorio previste per gli altri settori dell’economia. La soluzione del grande e decisivo tema delle passività aziendali, delle esposizioni, dei debiti Inps, implica una decisione preventiva della Ue, in deroga ai limiti imposti dalle decisioni di Maastricht e Basilea 2. Infatti la ricapitalizzazione e la ristrutturazione delle passività aziendali passa inevitabilmente attraverso la preventiva autorizzazione della Ue nel quadro di un più ampio percorso di rilancio dell’agricoltura in tutto il Sud europeo, devastato dai venti della crisi globale e dal crollo dei prezzi delle produzioni agricole.” Un passo indietro per comprendere meglio il sistema, potrebbe essere la nuova chiave di lettura: “Negli anni ’90 fu la legge Mannino-Saccomandi a farsi carico di un passaggio difficile per decine di migliaia di aziende agricole italiane: quella misura, che fu collegata all’accumulo di eventi calamitosi intervenuti nel decennio antecedente, costituisce ancora una positiva esperienza di riferimento e potrebbe essere riproposta come misura anticrisi, possibilmente sganciata da ogni riferimento a eventi calamitosi, con strumenti nuovi e adeguati, come chiave di volta per affrontare il dramma incombente e immediato del fallimento di decine di migliaia di aziende agricole in Sicilia e per impedire il tracollo dell’agricoltura in tutto il mezzogiorno italiano ed europeo..” Lo stato d’animo dei produttori: “Gli annunci della proclamazione dello stato di crisi di queste ultimi giorni hanno creato attese tra i produttori e, ove fossero deluse, potrebbero scatenare in loro rabbia e frustrazione.” Le proposte: “Pensiamo che nel quadro degli attuali schemi normativi della Ue appare improbabile che si possano approvare misure anticrisi senza una deroga esplicita e motivata, decisa in sede Ue, che è comunque necessaria e preliminare per fare scattare gli aiuti e gli interventi nazionali e regionali. Sarà comunque utile la richiesta di elevare i tetti di intervento per attivare le misure e gli interventi di breve e medio termine, attivabili con provvedimenti della stessa Regione siciliana. Ma anche per obiettivi modesti di questo tipo occorre la preventiva concertazione in sede Ue, che deve coinvolgere gli altri Paesi Ue interessati. I pannicelli caldi non aiutano e la valutazione della crisi va fatta in modo corretto. Non è una crisi congiunturale. Si tratta di un vero e proprio disastro implosivo, prodotto dalle politiche sbagliate della Ue e dal predominio della Gdo nel processo formativo dei prezzi agricoli e nella identificazione delle aree di rifornimento di prodotti agricoli, in forte competizione con i Paesi del Sud Europeo. La verifica dell'impatto che i flussi di merci importate dai Paesi terzi mediterranei e dal Marocco hanno avuto sulla caduta dei prezzi agricoli nel nostro Paese e in Sicilia, chiama in causa la responsabilità dei Governi di Roma e di Palermo nella difesa delle nostre produzioni e la capacità di fare scattare quanto prevede l'art. 7 dell'accordo euro-marocchino nelle così dette misure di salvaguardia, che nessuno vuole fare applicare, nonostante che tre anni fa il Parlamento siciliano ha in tal senso approvato una mozione di indirizzo.”
Le conclusioni:
“Occorre puntare al cuore del problema e porre senza esitare il tema della crisi, del crollo dei prezzi e della necessità di salvare un pezzo grande dell’economia italiana e del territorio siciliano, con misure forti e non congiunturali.”