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Il Cerasuolo di Vittoria: un vino ad alta vocazione territoriale

Che fine ha fatto il DOCG piu' famoso di Italia?

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Parlare di vino ed in particolare di Cerasuolo, è parlare di un popolo e della sua laboriosità, di un territorio con le sue caratteristiche e le sue peculiarità; dire Cerasuolo è dire Vittoria!

Storia, cultura, arte, archeologia, natura tutti elementi costitutivi di un grande vino, di un eccellente DOCG oltre, chiaramente, ai vitigni autoctoni che lo definiscono, ovvero il nero d’ Avola ed il Frappato.

Cerasuolo è “territorio”, zona di produzione che non si limita alla sola valle ipparina ma che, a largo raggio, comprende ed abbraccia le zone del Calatino, del Nisseno, del Catanese.

La produzione di vino, nel versante ibleo ed ipparino in particolare, risale a tempi remoti: già in pieno periodo greco con la colonia Kamarina e successivamente Romano poi Bizantino e nella tipologia attuale, fino al 1607 quando fu fondata la città di Vittoria: la sua fondatrice Vittoria Colonna Henriquez, infatti regalò in quell'anno ai primi coloni, un ettaro di terreno a condizione che ne coltivassero un altro a vigneto. Per tutto il seicento si ebbe un enorme espansione dei vigneti in questa zona grazie ad una politica di incentivazione delle colture intensive pregiate, come appunto la vite, che valorizzavano la naturale fertilità del suolo.

La produzione si intensificò per tutto il 1700, dal porto di Scoglitti, infatti, partivano carichi per Malta e per l’Africa, per la Spagna oltre chiaramente al commercio interno nell’ isola e nella Contea di Modica.

Così descrive il territorio e la produzione di vino a Vittoria, l’abate Paolo Balsamo nei suoi viaggi attraverso la Contea di Modica (1808) «La campagna di Vittoria è di diecimila salme circa (230 000 ha); è nella massima parte sabbiosa, calcarea; produce proporzionalmente frumenti, orzi e legumi, molto olio, canape, carrube; e soprattutto vino il quale ha molto credito e si deve, a parer mio, riguardare come il migliore di quelli da pasto di tutta l'Isola... non è composta quasi di altre viti che di grossonero, di calabrese (nero d'Avola) ed incomparabilmente più da frappato...»

Ma cosa rimane di questo illustre vino dalle nobili origini?

Il Cerasuolo DOCG continua ad essere prodotto e commercializzato da aziende specializzate e viticultori della zona e continua ad essere esportato in tutto il mondo La viticoltura ha mantenuto, fino ad oggi, un ruolo molto importante per il territorio. Negli anni si è assistiti ad una evoluzione positiva della denominazione, con l'impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo del prodotto. I riconoscimenti in campo nazionale ed internazionale dei vini prodotti dalle aziende locali ne testimoniano l’ eccellenza, la bontà e la genuinità.

I vini "Cerasuolo di Vittoria" sono stati infatti riconosciuti a DOCG con decreto ministeriale del 13 settembre 2005 ma lo erano già stati riconosciuti quali DOC con Dpr del 29 maggio 1973 poi modificato con DM 6 novembre 1991, tutelato dal Consorzio di tutela del vino Cerasuolo di Vittoria.

Una grande storia, dunque, che continua oggi ad affascinare ma soprattutto a deliziare il palato con il suo sapore asciutto e pieno, con il suo colore rosso brillante e dal suo incomparabile odore profumato e che riesce ancora ad affascinare gli amanti – e non solo – del buon vino attraverso le “strade del vino Cerasuolo” un percorso che spazia dal Barocco al Liberty, dal mare alla montagna passando  per le cantine e le aziende agricole, accompagnati dalle specialità enogastronomiche del territorio.

Insomma, un viaggio nel tempo, come negli scritti e nei diari dei viaggiatori del 700,  ma soprattutto la riscoperta di una vocazione: quella vinicola, spesso dimenticata e quella di un territorio che ha ancora tanto da raccontare e soprattutto da offrire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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