L’indiano che il 16 agosto scorso avrebbe tentato di rapire una bambina di 5 anni sul lungomare di Scoglitti, in provincia di Ragusa, è stato espulso dall’Italia. Lo ha riferito il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Quest’estate, il caso che ha visto protagonista Ram Lubhaya , ha suscitato un aspro dibattito, per la singolarità della vicenda giudiziaria e l’allarme sociale collegato a questo tipo di reati. Ieri, il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha reso noto l’espulsione dall’Italia dell’indagato, privo del permesso di soggiorno e con alcuni precedenti penali. «Lo straniero, lo scorso 24 agosto, a seguito di un decreto di trattenimento emesso dal Questore di Ragusa, era stato accompagnato all’interno del Centro di Identificazione ed Espulsione di Pian del Lago a Caltanissetta», ha spiegato Alfano, che ha aggiunto: «Oggi, con un volo decollato da Roma Fiumicino e diretto a New Delhi è stato riaccompagnato al suo Paese. L’Italia», ha proseguito il ministro, «conosce i principi dell’accoglienza per chi fugge da guerre e persecuzioni, ma è soprattutto un Paese che fa rispettare le proprie leggi e le proprie regole e chi non le rispetta o si dimostra ostile ai nostri principi, lo espelliamo. Abbiamo ritenuto necessaria, dunque, questa espulsione perché il cittadino indiano ha leso la pacifica convivenza della nostra società . Soggetti che si rendono responsabili di simili comportamenti sono arrestati o espulsi dal nostro territorio». Il caso risale al 16 agosto scorso quando Lubhaya, che si guadagnava da vivere facendo tatuaggi all’henné in spiaggia, sul lungomare di Scoglitti prese in braccio una bimba di cinque anni e si allontanò. A notare il comportamento, a inseguirlo e bloccarlo, furono gli stessi familiari della piccola, che riuscirono a riprenderla, mentre l’indiano si allontanava. Qualche ora dopo fu rintracciato dai carabinieri grazie all’identikit fornito da alcuni testimoni. Dopo essere stato interrogato, però, venne rilasciato su disposizione del pm. Per la Procura di Ragusa, trattandosi di un «tentativo di sequestro», così come ricostruito dalle testimonianze («l’ha tenuta in braccio per non oltre 45 secondi, allontanandosi per 10 metri»), codice alla mano, non c’erano i requisiti per convalidare il fermo. Ma la rimessione in libertà del presunto rapitore non è passata inosservata ed ha anzi scatenato violente polemiche, con i genitori della bambina sdegnati (la mamma scrisse su Facebook «Questa legge mi fa vomitare»), molti politici critici con i magistrati di Ragusa, l’Anm schierata a loro difesa, il Guardasigilli Orlando deciso ad andare a fondo con l’invio degli ispettori. Grande anche il clamore mediatico, con conseguente psicosi collettiva. La situazione indusse il pm, a distanza di qualche giorno, ad ascoltare meglio l’indiano: Lubhaya fu rintracciato in un casolare e sottoposto ad un interrogatorio fiume, durante il quale continuò a proclamare la sua innocenza. Al termine, la pm mantenne la posizione, convinta che non ci fossero i presupposti giuridici per trattenerlo. A quel punto lo straniero – già destinatario di un provvedimento di espulsione, ma anche di una serie di minacce anonime – è stato trasferito nel Cie di Caltanissetta. Ieri, la sua espulsione.