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L’attentato contro un ex collaboratore di giustizia a Vittoria è un segnale inquietante. Scifo: “ Ribellione e resistenza contro le mafie”

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La sparatoria avvenuta nei pressi del cimitero di Vittoria che ha visto come vittima  Roberto Di
Martino, 62 anni ritenuto presunto killer negli anni Novanta per poi diventare collaboratore di
giustizia.
Uscito dal programma di protezione era tornato a Vittoria. Il fatto ha destato molta impressione
nella cittadina richiamando alla memoria gli anni bui, quelli della guerra tra i clan.
Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa ha così commentato:
“Il ferimento di Roberto Di Martino a seguito di un attentato con colpi di arma da fuoco è un
segnale preoccupante per Citta di Vittoria.
A poche settimane dell'omicidio di un giovane, torna la preoccupazione e tornano i ricordi tragici
di passate stagioni quando gli omicidi e le guerre tra clan erano frequenti. Vittoria è da sempre
una città difficile, aggredita dalle mafie e dalla criminalità organizzata con la droga, il racket e
l'imposizione mafiosa di servizi nel mondo dell'economia “legale”.
Molte le operazioni condotte dalle forze dell'ordine in questi anni che hanno sgominato bande,
malaffare e sequestrato ingenti quantità di beni immobili, capitali ed aziende operanti
principalmente nella filiera agricola. Packaging, autotrasporti e rifiuti sono stati i settori dove
hanno operato aziende poi finite sotto sequestro e successivamente confiscate.
Questo dimostra come le mafie sempre di più investono in attività economiche i proventi delle
attività illecite. Di fronte a questo occorre tenere alta la guardia a tutti i livelli, La CGIL è a fianco
delle Istituzioni in questa battaglia, affinché possa esserci ribellione e resistenza concreta contro le
mafie, perché insieme all' azione repressiva delle forze dell'ordine serve alzare il livello di
coscienza della società nel suo complesso.
E occorre soprattutto che nell'apparato economico e imprenditoriale si innalzi al massimo la
guardia, elevando argini affinché le parti sane non si mischino con le imprese mafiose anche se "
pulite" all'apparenza”.

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