Grazie ad una telefonata anonima ai Carabinieri di Vittoria, l'agonia di una giovane donna segregata in casa con il suo bambino di appena 6 mesi, ha avuto termine ieri.
Finalmente libera dalle "grinfie" del suo compagno, Karim Frej, un tunisino di 38 anni, che lavorava nel comparto agricolo e viveva da qualche anno a Vittoria, dopo una relazione durata due anni con la stessa, molto più giovane di lui.
Finisce cosi una prigionìa vera e proprio, un incubo con il quale la giovane vittima, romena, era costretta a convivere.
L'abitazione, nei pressi di Piazza del Popolo, al secondo piano di uno stabile, era chiusa a chiave e con un grosso lucchetto dall’esterno.
La donna ed il piccolo sono stati portati in caserma al sicuro dove hanno incontrato anche gli operatori del centro antiviolenza “Donne a Sud” , un movimento che collabora con le forze dell’ordine.
I militari dell’Aliquota radiomobile e operativa dei Carabinieri di Vittoria hanno cercato il tunisino che è stato trovato in C.da Pozzo Bollente, nell’azienda agricola dove lavorava ed arrestato.
La diciottenne era stata privata di tutto: libertà, telefono, visite, e il divieto di affacciarsi. Una prigionìa che sfociava anche in violenza fisica e psicologica, oltre alle minacce repentine.
Per paura di ritorsioni la giovane non aveva avuto il coraggio di confidarsi con nessuno, neanche con i familiari.
Karim Frej, dopo i rilievi foto-dattiloscopici è stato condotto al carcere di Ragusa, dove rimarrà a disposizione del Giudice. Dovrà rispondere di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia, percosse e minacce aggravate e continuate.
E' il caso di dire: "Una telefonata può salvare una vita", anzi due!