Arte e cultura al Castello dei Principi di Biscari di Acate. Un indissolubile binomio che è stato il tema conduttore della conferenza-dibattito, “Il Crocifisso degenerato di Grunewald”, una attenta e complessa riflessione sul celebre dipinto, “La Crocifissione” del pittore tedesco del Cinquecento, tenutasi nel settecentesco maniero ed organizzata dal giovane e promettente artista, nonchè Consulente del Sindaco per le Politiche Ambientali ed i Beni Culturali, Giuseppe Stornello. Prima dell’inizio della conferenza l’artista Stornello, ed un gruppo di giovani dell’associazione, da lui coordinata, “I discepoli di Zarathustra”, hanno offerto all’attento pubblico, nel baglio del cortile del Castello, una originale performance sulla crocifissione di Cristo. Quindi Stornello ha relazionato sulla discussa e controversa opera di Matthias Grunewald, attualmente esposta al Museo Unterlinden di Colmar in Alsazia. “Cristo è morto suicida- ha sottolineato l’artista- si è dato egli stesso alla croce, ha scelto la morte corporale per mostrare al mondo il suo amore per la vita . La morte sulla croce è la volontà di morire attraverso la violenza del corpo. Questa è la più grande messa in scena di una deformazione corporale scelta. Erroneamente ritenuto brutto, il crocifisso di Grunewald, lo definiamo anti-artistico solo perché lo vediamo negativo, contraddittorio, antiumano”. Il Sindaco di Acate, professore Francesco Raffo, nella veste di critico filosofico, si è invece soffermato sulla figura di Cristo. “Cristo figura contraddittoria? Amato per i suoi miracoli o per il Verbo?” Sono questi alcuni degli interrogativi che il primo cittadino si è posto, coinvolgendo in queste riflessioni anche il pubblico presente in sala. “Cristo-ha continuato il professore Raffo- abbandonato quando il nemico lo sconfigge, muore da solo. I suoi discepoli restano a guardare. Nessuna insurrezione popolare, nessun cenno di rivolta da parte dei seguaci. Eppure nella sua disarmante nudità e fragilità gigantesca, ha realizzato il più grande miracolo della storia stravolgendo con il suo Verbo e con i suoi insegnamenti terreni l’intera Umanità”. “Dunque chi è costui- ha concluso il Sindaco- un contestatore? Un disadattato? Un ispirato? Un esaltato alla ricerca di notorietà a qualunque costo? Indubbiamente un personaggio che ha segnato la storia dell’Umanità. Tutti gli uomini, potenti, ricchi, poveri, hanno dovuto confrontarsi con lui e con la sua parola”. Una divagazione artistico-filosofica è stata invece presentata dal professore Calcedonio Donato, docente di Filosofia presso l’Università agli Studi di Firenze. “Qual è il volto di Cristo?- ha tenuto ad evidenziare il docente di filosofia- E’ il volto che ci presenta la Chiesa? Oppure è il volto dei disperati che lasciano la propria terra rischiando la vita alla ricerca di un futuro migliore? Nel quadro di Mathis, emerge una Natura che si piega drammaticamente insieme al dolore dell’uomo. Un contesto che appartiene ai disperati che si aggrappano al nulla piuttosto che ai fortunati, ai benestanti. Io penso che il volto di Cristo sia il loro. Un particolare che emerge chiaramente nel dipinto, definito un quadro asimmetrico con un Cristo enorme ed una Maddalena piccolissima, principalmente in quella Natura che si piega, che quasi parla, mostrandosi come la Natura dei disperati”. Agli interventi dei relatori ha fatto seguito un interessantissimo e coinvolgente dibattito con numerosi interventi da parte del pubblico che ha messo maggiormente in risalto un evento inedito che ha visto confrontarsi, per la prima al Castello Biscari, due studiosi di filosofia, un pittore ed il pubblico presente sul tema della morte di Cristo.