Dagli anni Settanta in poi, la Sicilia è stata raccontata cinematograficamente per lo più come terra dove albergano la mafia e i mafiosi, uno sperduto far west con un’idea giustizialista lontana dalle forme legali di rispetto dell’entità giuridica. Inoltre, oggi, la mafia è quasi diventata un brand - con maglie e souvenir che raffigurano i leggendari mafiosi di turno - su cui speculare, incrementando e sancendo quelli che da sempre sono gli stereotipi che soffocano l’Isola. Da questi assunti, Cirino Cristaldi, giovane giornalista cinefilo, ha concepito il saggio “La Mafia e i suoi stereotipi televisivi”, edito da Bonfirraro: un’inchiesta al luminol sulle produzioni video ambientate in Sicilia. Un approccio di critica analitica per ogni frame con l’obiettivo di creare consapevolezza e risvegliare le coscienze, denunciare e abbattere quel parallelismo Mafia = Sicilia che si realizza nell’iconografia di un'Isola che paga ancora lo scotto di alcuni retaggi culturali. L’incontro con l’autore è previsto sabato 9 luglio, alle ore 17.30 alla Mondadori Bookstore del Centro Commerciale “Le Ginestre” di Tremestieri Etneo. Interverranno il giornalista televisivo Lucio Di Mauro, l’esperto in comunicazione Paolo Garofalo, e l’editore Salvo Bonfirraro, che ha voluto fortemente questo libro per contribuire a riaffermare una differente identità legata all’altra faccia di una terra bellissima, per troppo tempo violentata e maltrattata. Cosa emerge, infatti, da format seriali quali, ad esempio, La Piovra o Il Capo dei Capi? E da celebri lungometraggi come, solo per portare l’esempio più palese, Il Padrino di Francis Ford Coppola? Un libro interessante, multimediale e interdisciplinare, che si pregia del saggio introduttivo del docente dell’Università di Catania Maurizio Zignale, e che induce alla riflessione sul linguaggio utilizzato dai media e dalle grandi case di produzioni televisive che spesso prediligono il cache flow rispetto a una scelta realistica, di una regione, su cui gravano sì delle forti problematiche sociali ed economiche, ma dalla quale si alza forte il grido di comunicare piuttosto i suoi valori, celebrandone bellezze, cultura e uomini coraggiosi. Perché forse l’etichetta di “mafioso” sta cominciando a diventare davvero troppo stretta a tutti, anche ai siciliani onesti.