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Il j’accuse di Pasquale Scimeca

«Il cinema italiano è in mano agli affaristi ai filistei, ai farabutti e ai filibustieri»

redazione
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Pasquale Scimeca, nella seconda serata del XVII VideoLab Film Festival, ha presentato il primo film della retrospettiva dedicata al suo cinema breve: Viaggiu dulurusu. Un medio metraggio di 45 minuti che racconta come il viaggio di Maria e Giuseppe alla volta di Betlemme diventi un atto d’accusa contro la mafia. Il soggetto del film è ispirato alla novella Viaggiu dulurusu di Maria e lu so spusu scritta da Binidittu Annuleru nel 1738. Il regista, intervistato dal giornalista Gianni Molè, per la sezione ”OltreCinema”, ha parlato della sua idea della settima arte a partire dalla società contemporanea. Il suo è stato un vero e proprio J’accuse. «Quello che sta attraversando la nostra società – ha dichiarato Scimeca – è un periodo di decadenza. Il cinema italiano, per esempio, è in mano agli affaristi, ai filistei, ai farabutti, ai filibustieri. In una parola, al mercato. Il cinema è diventato una merce come un’altra. C’è chi ha voglia solo di produrre film di cassetta. Eppure, io credo che la salvezza del cinema risieda, soprattutto, nella sua origine: essere una forma d’arte». Scimeca ha raccontato un progetto al quale si dedica da tempo. «Il più importante dei miei soggetti è un film sulla storia del Cristo. Spero di completare la scrittura e di girarlo al più presto». A proposito di letteratura, il regista definisce Verga «lo scrittore dei vinti. È sbagliato ridurlo ad autore verista. Verga è uno scrittore che ha indagato l’anima del popolo». A proposito di cinema, invece, Scimeca dichiara i propri punti di riferimento. «Sono stato sicuramente influenzato da Rossellini e da Pasolini. Ma anche da Fassbinder e da Glauber Rocha». Stasera Scimeca presenta il corto Echi e rumori dal silenzio. Da Kalkida a Katana è la personale che il Videolab dedica al Cinema documentario di Carmelo Nicotra tra due mari. Ieri sera è stato mostrato Verso la primavera. Un film breve che racconta la storia di Antonio Coco, apicoltore nomade, che, da anni, trasporta, grazie ad una vecchia jeep, le sue arnie da un pascolo di fiori all’altro. Ma Nicotra ha mostrato anche un frammento di Kalkida a Katana, il documentario che dà il titolo alla sua retrospettiva. E Tredici anni dopo. Un film sul quale l’autore sta lavorando da qualche mese. «Quando studiavo cinema – ha detto – amavo la scrittura di Zavattini e Comencini. Non credo nel documentario didascalico ma nel docu-film. Credo in un documentario fortemente narrativo. Per queste ragioni, chiesi ad Antonio Coco se fosse possibile lavorare con lui e iniziai a seguirlo con una piccola telecamera». Nicotra parla del suo straordinario legame con il mondo greco. «Questa passione mi ha dettato l’idea per il documentario Da Kalkida a Katana. In quel film, racconto tra l’altro, la storia di Nectarius. Ora, a di distanza tredici anni, sto lavorando ad un seguito di quel lavoro. Per capire come si sia evoluta la storia dei protagonisti. Oggi, purtroppo, la Grecia è travolta da una drammatica crisi. Sono molto addolorato per la condizione di molti miei amici. Nectarius è un affermato medico e lavora in Germania. Guadagna molto bene. Eppure vuole tornare in Grecia. Nella sua patria». Stasera Nicotra presenta il documentario Salvatore Fiume, viaggio di un moderno argonauta. Il programma prosegue con la proiezione di sei dei diciotto Cortometraggi Mediterranei in concorso. I corti di stasera sono sei. Varadero di Benjamin Villaverde racconta le periferie urbane e dell’animo umano alla maniera di Aki Kaurismaki. A questo punto di Antonio Losito narra la una grottesca veglia funebre. Teatro di Ivàn Ruiz Florez mostra la vita di una donna attraverso lo sguardo e le parole di un mondo perduto. Fate come a casa vostra di Henry Fanfan Latulip è una storia d’immigrazione felice raccontata con ironia e poetico disincanto. Gallery A di Ruggero Loria mette in scena le vicende di Charlie, un giovane studente universitario, il quale torna in una galleria d’arte, attratto ossessivamente da un quadro. Cargo di Vincenzo Mineo è il corto documentario che chiude la terza serata del VideoLab Film Festival. La quotidiana, claustrofobica vita, di un gruppo di marinai imbarcati in una nave petroliera. I corti di domani, domenica 23 agosto sono: Acabo de tener un sueño di Javier Navarro (Spagna, 2013, 8’); Eppure io l’amavo di Cristina Puccinelli (Italia 2014, 17’); ); Morte segreta di Michele Leonardi (Italia 2014, 14’); Nuvola di Giulio Mastromauro (Italia 2014, 16’); Beep di Antonello Murgia (Italia 2013, 15’); A lu cielu chianau di Daniele Greco e Mauro Maugeri (Italia 2015, 12’).

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