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Dietro la morte di Mohamed c’è la realtà del crimine organizzato? Le divisioni e il controllo delle zone sono chiari segnali inquietanti

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La morte di Mohamed, il ragazzo tunisino di 21 anni accoltellato durante una rissa a Santa Croce
Camerina lo scorso sabato, rimarca ancora una volta un clima di forti tensioni e violenza, che non
riguarda esclusivamente le comunità immigrate.
Il clima diffuso di violenza tra i giovani è purtroppo ormai cronaca e le morti sono frequenti a
seguito di liti e risse dove spesso c’è utilizzo di armi anche da fuoco. Risse ed episodi di violenza
generati quasi sempre da futili motivi, ma anche per questioni legate alla droga dove il consumo,
prima ancora dello spaccio, è alla base di certi comportamenti.
Ma in questo caso forse c’è qualcosa altro che va approfondito e indagato.
I notiziari, locali e nazionali si sono subito occupati della notizia diffondendo, la Rai nello specifico,
l’intervista ad una persona che ha parlato esplicitamente della causa che ha generato la rissa e poi
la morte di Mohamed. Nell’intervista il ragazzo ha parlato di disguidi dovuti alla raccolta della
plastica dismessa delle serre, facendo riferimento al mancato rispetto delle zone di raccolta.
Quindi non semplici futili motivi, neppure droga, ma alla base di tutto questo c’è il lavoro di
raccolta della plastica di copertura delle serre che ancora una volta potrebbe far emergere
l’influenza criminale nel comparto.
La raccolta plastica nelle aziende agricole viene effettuata da soggetti che poi conferiscono ai
centri di raccolta per la lavorazione destinata al riciclo.
Si tratta di un lavoro che ha a che fare da un lato con le aziende agricole e dell’altro con i centri di
raccolta e come emerge dall’intervista regolato da una spartizione di zone.
Cosa e soprattutto chi c’è dietro a questo giro di interessi da sempre appetibili per le
organizzazioni criminali, come dimostrato in passato da indagini, arresti e sequestri di aziende nel
vittoriese, operanti in questo settore.
La raccolta nelle aziende storicamente viene effettuata da soggetti che vivono ai margini del
mercato del lavoro locale, che operano spesso con mezzi inadeguati pur essendo dentro una
filiera, quella del ciclo dei rifiuti agroindustriali, molto ricca ma al tempo stesso molto inquinata
dalla presenza della criminalità organizzata.
Se è vero che dietro alla rissa che ha causato la morte del giovane tunisino c’è lo scontro per il
controllo delle zone di raccolta della plastica dismessa delle serre occorre approfondire e capire
cosa e chi c’è dietro. Al tempo stesso occorre alzare la guardia a tutti i livelli, a partire dagli attori
principali, gli imprenditori agricoli, i produttori, gli operatori e i gestori di impianti di raccolta e
lavorazione.

La storia degli ultimi decenni di questo territorio e di questo comparto ci insegna che la criminalità
controlla segmenti importanti e strategici di filiere che si basano sul riciclaggio e il controllo
mafioso, per questo occorre approfondire e capire oltre che respingere la violenza sempre e
comunque a prescindere dal contesto etnico di provenienza e soprattutto occorre non legare mai
fatti del genere con le comunità straniere che vivono e lavorano onestamente nel territorio,
alimentando
odio e ingiustizie.

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