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MDA:Mercato di Vittoria, gli speculatori stanno distruggendo la nostra terra

A sostegno una nota di Irene Nicosia

redazione
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Ancora una volta i produttori serricoli della fascia trasformata sono in rivolta. La causa è sempre la stessa da anni: il crollo dei prezzi che rischia di far saltare un settore che, nonostante tutto, rimane un modello nonché il cuore economico in terra di Sicilia. Purtroppo, non è dato sapere per quanto tempo ancora, visto che una perversa struttura commerciale rischia di far fallire migliaia di aziende agricole che per oltre mezzo secolo hanno prodotto reddito, ricchezza e benessere per tutti. In questo quadro si colloca il problema del Mercato di Vittoria, uno dei più grandi Mercati italiani alla produzione. In esso i produttori ripongono le loro speranze, puntualmente tradite da un meccanismo che li sta stritolando. È da qui che parte quella rete di connivenza tra la GDO e i centri di condizionamento locali, in parte di proprietà di alcuni commissionari ortofrutticoli che esercitano fraudolentemente la doppia attività, abolendo la libera contrattazione, acquistando loro stessi la merce, ovviamente al minor prezzo possibile, per spostarla nei loro centri di condizionamento. L'approdo successivo presso le grandi Piattaforme commerciali del Nord Italia, da dove, paradossalmente ritornerà per far mostra nei nostri centri commerciali con prezzi al pubblico da capogiro, chiude il cerchio scellerato. Parliamo di merce di prima scelta che riguarda il 30% almeno della produzione, acquistata a 60 centesimi al kg, rivenduta dai centri di condizionamento a 1,50/2 euro, con prezzo finale al pubblico di non meno di 4 euro nelle nostre zone di produzione, mentre nel Nord Italia si toccano i 6/8 euro, nel Centro-nord Europa si arriva agli 11/12 euro. L'altra grande follia di questo spietato meccanismo riguarda il restante 70% circa della produzione, la cosiddetta seconda scelta. È diventata la parte più rilevante del meccanismo complessivo di commercializzazione, visto che la prima scelta viene fatta sparire da quei commissionari che la destinano ai loro centri di condizionamento. Tutto ciò ha riflessi negativi sui prezzi, sia perché quello della merce di seconda scelta, ovviamente più basso, diventa il riferimento all'interno del Mercato, sia perché la scomparsa della merce migliore ha provocato la fuga dalla struttura mercatale vittoriese dei grossi commercianti provenienti da ogni parte d'Italia, con la conseguenza negativa dell'ulteriore abbassamento dei livelli di contrattazione. Ma non è tutto. C'è un'altra figura che opera lucrando a danno dei produttori: quella del cosiddetto "commerciante". Soggetto spesso privo di professionalità (difficilmente è capace di distinguere la prima dalla seconda scelta), in gran parte operante in maniera abusiva, illegale e senza nemmeno essere titolare di una partita iva, è l'anello di collegamento con i commissionari di altri mercati italiani, ditte spesso inaffidabili, protagoniste dei numerosi e frequenti mancati pagamenti, ulteriore croce che ricade sulle spalle dei produttori. In questo già perverso meccanismo folle, si inserisce una delle più grandi frodi del circuito commerciale europeo dei prodotti agroalimentari. Da diversi paesi esteri extraeuropei, in primis dal Marocco, arriva, al prezzo di 40/60 centesimi, pomodoro di scadente qualità, di incerta produzione, rischioso dal punto di vista sanitario che entra nei centri di condizionamento da dove uscirà, confezionato e mischiato insieme a quello di nostra produzione e, dunque, spacciato per prodotto siciliano. I produttori della fascia trasformata denunciano questo folle meccanismo che sta distruggendo l'economia siciliana. Chiedono maggiore attenzione politica ed economica per il peso che le loro attività hanno sul PIL siciliano, per l'incidenza sul sistema dei consumi, per l'impatto del dramma sociale che lo Stato dovrebbe fronteggiare a seguito del fallimento dell'agricoltura siciliana. Chiedono che i vari soggetti politici, i candidati alla poltrona di primo cittadino a Vittoria, le forze sindacali e di categoria, le forze sociali ed economiche, si pronuncino e si schierino: con i produttori agricoli, ossia con coloro che producono reddito e benessere per l'intera compagine sociale, o con i loro principali nemici: gli speculatori senza scrupolo che stanno distruggendo la nostra terra.

Di seguito la nota di Irene Nicosia, membro attivo del Meetup Movimento 5 Stelle di Vittoria

Ieri pomeriggio, sono stata, con gli attivisti che mi sostengono, alla manifestazione di MDA, al mercato ortofrutticolo di Vittoria. Pensavo fosse una precisa scelta, quella di fare svolgere l'evento all'aperto, ma ho scoperto che ai PRODUTTORI era stato negato l'uso della sala interna al mercato. Come dire che ai medici si neghi la sala dell'Ordine per riunirsi. Questo gesto, mi è sembrato di estrema gravità. L'economia vittoriese si basa sull'agricoltura, una volta considerata "l'oro verde", e tutti sappiamo che la crisi agricola ha peggiorato la crisi economica planetaria che ci aggredisce da anni. Ho ascoltato i vari interventi. I politici hanno fatto la loro parte, ma quella la fanno da anni e tutto sembra sia peggiorato, invece che migliorato. I produttori hanno provato a gettare le basi per organizzare una forma di protesta che, in definitiva, rischia di ritorcersi contro di loro, aggravando ulteriormente le già pessime condizioni in cui versa il comparto localmente. Il silenzio terrificante di questi giorni al mercato è sintomo di una situazione che non potrà protrarsi a lungo e per la quale si è perso tempo prezioso. Adesso, sarà difficile riprendere le redini in tempi brevi ma la gente mangia ogni giorno, i conti correnti passivi aumentano di giorno in giorno gli interessi a debito e gli assegni vanno all'incasso e non possono sempre essere fermati. Che si fa? Credo che si debbano trovare varie strade di intervento. Sfruttare le leggi che consentono di riprendere parte dei soldi spesi per la produzione quando il prodotto viene venduto sottocosto può andar bene come rimedio di emergenza. Occorre, però, che i produttori decidano di cambiare prospettiva. Occorre che vadano di pari passo lealtà, onestà e legalità, altrimenti da questa situazione non se ne uscirà mai. Una possibilità potrebbe essere data dalla costituzione di una società per azioni creata dai produttori, e da chi gravita nell'ambito agricolo, che prenda in mano le redini della gestione agricola e mercatale di Vittoria. Altra azione dovrebbe essere l'assunzione di manager che si occupino di programmazione agricola e di posizionamento del prodotto vittoriese, che deve avere un suo marchio di provenienza, perché, a questo punto, bisogna fare la differenza tra i prodotti locali e quelli esteri. La differenza non sta solo nel costo, la differenza, per me di vitale importanza, sta nelle modalità di produzione. I nostri produttori seguono delle direttive sull'uso o non uso di determinati prodotti chimici dannosi per la salute umana, siamo certi che i prodotti di importazione rispondano allo stesso standard qualitativo? Allora, cominciamo col fare la differenza: certifichiamo un prodotto di provenienza vittoriese che deve soddisfare standard qualitativi tali da diventare il miglior prodotto nazionale ed europeo e blocchiamo i furbetti che coltivano con criteri sleali o che spacciano per prodotto locale quello di importazione. Agiamo per tutelare i nostri produttori e la nostra economia, intanto partendo da qui e poi proseguendo con i politici che possono trattare gli accordi a livello nazionale ed europeo. Ai produttori chiedo correttezza: niente "farfalle" nelle cassette, niente assunzioni a parenti e amici per percepire disoccupazioni fasulle, spirito di squadra per risolvere il problema che è di tutti, non specificamente del singolo, ma dell'intera comunità vittoriese. Agli snob che guardano ai nostri produttori col nasino all'insù, e specialmente a certe donne, voglio ricordare che la nostra economia si fonda sulla Terra, sulla nostra Terra e, che facciamo le commesse, i commercialisti, i geometri, gli avvocati, i farmacisti e via discorrendo, a Vittoria, i soldi provengono da un solo posto: l'agricoltura. Quindi, nessuno può fare spallucce e dire "Se la vedano loro" perché siamo tutti attori di questa infelice commedia.

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