Da quanto apprendiamo dalla stampa, l'amministrazione comunale con il sindaco Marino, ha
riunito un primo tavolo di interlocuzione con alcuni attori del comparto agricolo per la creazione di
un "marchio d'area" con lo scopo, a detta del sindaco, di "rilanciare l'area" (di Scicli, ndr).
Niente di più inappropriato, a nostro avviso, nei riguardi delle azioni che può intraprendere
un'amministrazione comunale in simili contesti.
Certamente il comparto agricolo siciliano non necessita di un ulteriore marchio, in uno scenario
dove le peculiarità qualitative dei prodotti coltivati nel nostro agro, non si discostano
minimamente e anzi sono sovrapponibili a quelle di tutta l'area della cosiddetta fascia trasformata.
E in più oggi vediamo presenti sul mercato una serie di marchi privati offerti principalmente dalla
GDO e di marchi comunitari come le DOP e le IGP; un ulteriore marchio non troverebbe spazi di
collocamento e non riceverebbe adeguati riscontri dai consumatori.
L'esperienza di Scicli Mare-Barocco, o di altri comuni vicini come Terre di Montalbano di S. C.
Camerina dovrebbero insegnare qualcosa in merito.
È nostro avviso suggerire come le migliori soluzioni per aiutare la nostra agricoltura partono dalla
creazione di un corretto biglietto da visita: pulizia del territorio, ordine delle strade di accesso,
creazione di opportuna cartellonistica, gestione del Mercato Ortofrutticolo di Donnalucata, ecc. In
Val di Non anche chi ha 200 piante di mele è inserito in meccanismi che lo rendono una cellula di
un unico organismo, noi potremmo guardare a questo e altri esempi per sviluppare il nostro
territorio.
Sul Mercato di Donnalucata vogliamo rivolgere una domanda all'amministrazione: quali sono i
piani di sviluppo del mercato? Gli obiettivi? A quanto ci risulta, oltre all'apertura e chiusura dei
cancelli non c'è altro. E testimone ne è il fatto che alla riunione convocata non erano presenti
rappresentanti del citato mercato ortofrutticolo.
Il nostro auspicio, dunque, è che si crei un contesto fertile per aprire al dialogo e attirare nuovi
stakekholders, facendo rete con tutto il territorio circostante e creando i presupposti per
un'evoluzione del comparto verso principi etici e ambientali al pari dei nostri competitors del
bacino mediterraneo.