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L'intervento di Giuseppe Fiorellini sulla rissa: violenza tra ragazzi, sintomo di disagio sociale

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"A definirci sarà ciò che faremo e se avremo il coraggio di tornare a frequentare il futuro. - Immaginare e costruire strumenti e opportunità affinché le ragazze e i ragazzi esercitino i diritti come strumento di emancipazione e il dovere come esercizio di protagonismo. - Immaginare una città che torni a promuovere la pace, la giustizia sociale ed economica, l’uguaglianza e la garanzia dei diritti di cittadinanza, la democrazia e la partecipazione dal basso, l’inclusione sociale e la bellezza della conoscenza delle diversità. Non è la rissa a definirci, né quelle immagini a qualificarci. A definirci sarà ciò che faremo perché, tutto ciò non accada più.

Si è vero serve la presenza costante, ordinaria, quotidiana dello Stato. Immagino urgente anche la necessità, lo denuncio da tempo, di affrontare, dandovi centralità, la questione giovanile. E’ urgente affrontare il tema della violenza tra i ragazzi come sintomo di disagio sociale. E c’è da combattere il culto dell’odio, dell’arroganza e della sopraffazione, diffuso a piene mani in questi anni. Quel culto contrastato, solamente, dall’istinto di umanità, dalla coraggiosa sensibilità che ha spinto una ragazza a superare le sue fragilità e provare a dare la risposta giusta e non la risposta facile. Scorro le immagini, che mi restituiscono sensazioni contrastanti, ma provocano in me un unico sentimento: gratitudine per quella giovane donna. La ringrazio perché costringe a pensare alla partecipazione come scelta non violenta, come passione civile che non esclude, non separa, che combatte le diseguaglianze, che accoglie e si fa carico di tutte le fragilità. La ringrazio perché costringe a ricercare la risposta giusta e non quella facile. La ringrazio perché ci chiede il rifiuto della cultura dell’odio, perché l’odio è l’arma dei miseri. La ringrazio perché ci dice che se c’è lo Stato, se ci sono politiche per la costruzione di un “ordine pubblico democratico” ci può essere spazio per la sicurezza come “bene comune” di cui anche i cittadini possono prendersi cura."

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