In provincia di Ragusa l’ammontare complessivo delle giocate è di 370 milioni di euro in un anno. Significa 1 milione di euro al giorno. Il radicamento molto forte sul territorio è testimoniato dalla presenza di ben 700 punti gioco in provincia. Vuol dire che si gioca nei bar, nei tabacchi, nelle cartolerie, insomma ovunque. E’ come se il gioco fosse stato sdoganato nei comportamenti. Non viene più percepito come un problema, un abuso. Una volta i giocatori erano indicati come espressione di un determinato vizio.
Oggi si gioca impunemente. Anche la casalinga scende giù da casa con le ciabatte, gratta cinque cartelline nella speranza di vincere qualcosa e tutto viene vissuto con grande normalità. Questo il quadro devastante dipinto dal responsabile del Sert di Vittoria, Giuseppe Mustile, che ha animato, al centro di spiritualità Cor Jesu di Ragusa, il quinto appuntamento formativo promosso dall’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, diretto da don Giorgio Occhipinti. “Era un incontro a cui tenevamo parecchio – sottolinea don Occhipinti – perché oggi le dipendenze patologiche, soprattutto quella legata al gioco, sono sempre più presenti nella vita di tutti i giorni.
E le famiglie non sanno come reagire. E spesso si registrano casi limite. Anche nella nostra realtà che non è affatto esente da fenomeni del genere”. Il dott. Mustile ha tenuto a precisare che, nell’ambito di questo processo problematico, “il reddito consumato è quello delle persone meno abbienti. E’ come se venisse tolto – sottolinea – reddito di speranza alle persone che giocano tra l’altro inserite in un contesto di difficoltà generalizzata legata alla crisi. Nella nostra provincia ci sono circa 800 giocatori patologici, sono tremila all’incirca, invece, quelli problematici.
Noi, ovviamente, curiamo i patologici che vanno incontro a una perdita del controllo e a un’attività che prima risulta essere impulsiva e poi compulsiva. Nei tre Sert della provincia, però, ne seguiamo appena 140, un terzo di quanto sarebbe necessario. Dobbiamo altresì aggiungere che la pubblicità dei giochi è ingannevole, seduce chi non ha la possibilità di comprendere e di difendersi, quindi sostanzialmente i soggetti deboli. Sì è vero, lo Stato sta cercando di provvedere per arginare questo fenomeno. Ma non dobbiamo dimenticare che il giocato legale in Italia ammonta a 90 miliardi di euro.
A ciò si aggiungano almeno 30 miliardi di giocate illegali per non parlare di tutta quella parte che sfugge in quanto sui giochi on line molti siti registrati fuori dal Paese non fatturano in Italia. La crescita è stata esponenziale. Basti pensare che sino al 2004 si giocava in Italia una quota uguale a circa 18 miliardi. Quindi, l’incremento è stato eccezionale. Se, facendo la media, ammonta a 1.120 euro la somma che ciascuno di noi gioca, 83, invece, sono i centesimi che lo Stato mette a disposizione per la cura. Si tratta, come è facile intuire, di una sproporzione incredibile”.