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Tutti al capezzale dell'agricoltura morente: ecco il documento sottoscritto dai Sindaci della fascia trasformata

E i Forconi annunciano il blocco dei porti siciliani per il 3 marzo

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Un documento programmatico da far arrivare sui tavoli istituzionali che contano, sull’asse Palermo – Roma - Bruxelles e, parallelamente, fare in modo che le iniziative di protesta proseguano, allargandosi al di fuori dei confini siciliani, coinvolgendo sempre più città e sempre più produttori. E’ la doppia proposta venuta fuori dall’assemblea convocata dal sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, e svoltasi ieri sera nella sala convegni della Fiera Emaia, per fare il punto sulla vertenza del mondo dell'agricoltura alla luce del primo incontro con l’Europarlamentare Michela Giuffrida, della visita dell’assessore regionale alle attività produttive Cracolici al mercato ortofrutticolo di c.da Fanello e dei due incontri della settimana scorsa con il Ministro Maurizio Martina.

Nicosia ha fatto sapere che, insieme ad una delegazione di produttori, sarà ospite della nota trasmissione televisiva "Insieme" e coglierà l’occasione per tornare a denunciare quello che ha definito “non uno stato di crisi, ma di disgrazia” e per chiamare tutti a raccolta. Una cosa è certa: entro marzo qualcosa si deve fare e il movimento dei Forconi sembra pronto ad anticipare e a battere tutti sul tempo. Il leader Mariano Ferro, infatti, ha annunciato per il 3 marzo l’intenzione di bloccare i principali porti siciliani per impedire l’ingresso di merci straniere.

Ma cosa prevede esattamente il documento? E’ stato il sindaco Giuseppe Nicosia a darne lettura, spiegando che il testo è suscettibile di modifiche. Eccone una parte integralmente: “Come già sostenuto dai nostri rappresentanti al Ministro le richieste riguardano: riconoscimento dello stato di crisi e moratoria per i crediti contratti dalle aziende nei confronti di banche, istituzioni e società di riscossione, indebitamenti e passività; attivazione di misure anticrisi immediate di medio termine attraverso una preventiva e forte contrattazione con l’UE; norme di salvaguardia e revisione degli accordi euro mediterranei; perequazione del costo del lavoro e dei costi di produzione con adeguamento a quello dei paesi esteri concorrenti; uniformità degli standard fitosanitari ai parametri europei dei prodotti provenienti dai paesi terzi; controlli lungo la filiera agroalimentare sulla tracciabilità dei prodotti e sull’etichettatura; interventi per un riequilibrio del meccanismo di domanda e offerta nella gdo”. “Parecchie di queste misure, se non tutte – ha sottolineato Nicosia continuando nella lettura del documento - sono state più volte sollecitate dai sindaci dei comuni agricoli siciliani, ma non è stato dato seguito e la situazione di crisi si è andata acuendo”.

L’incontro di ieri sera ha fatto registrare una massiccia partecipazione. C’erano centinaia di produttori, c’erano i giovani imprenditori che si sono inseriti da poco nel mondo del lavoro e già non sanno come andare avanti, c’erano le mogli e le madri, i rappresentanti delle organizzazioni di categoria e i sindaci. Quelli di Pozzallo, Santa Croce Camerina, Modica e Acate, quelli di Pachino, Ramacca, Palma di Montechiaro, Gela, Licodia Eubea, Francofonte e Niscemi. Per quest’ultimo, Francesco La Rosa, e per il collega di Modica, Ignazio Abbate, si sono alzati gli applausi più scroscianti nel momento in cui hanno proposto di organizzare in breve tempo manifestazioni forti che possano portare a chiedere perfino la chiusura delle frontiere. ”Dobbiamo partire subito – ha detto La Rosa – ma senza creare danni alla nostra economia. Finalmente ci sono un Governatore e un Ministro disposti ad ascoltare,e ci hanno detto che sulla moratoria c’è un’apertura, ma io non mi fido lo stesso. La smettano di gettarci fumo negli occhi con il PSR. Giochiamo questa partita una sola, volta ma giochiamo per vincerla. Portiamo la protesta dove sappiamo che può fare più male perché quando non ci sono più pace e serenità in casa – ha concluso - non ci possono essere da nessuna parte”.

“Siamo noi i primi ad essere stanchi di fare i viaggi a Palermo – ha detto Abbate, che, da titolare di un’azienda che opera nel settore della floricoltura, conosce il dramma della crisi e dei pignoramenti sulla sua pelle. “Le nostre richieste sono chiare e risapute. Se chi può, a più livelli, ne è capace, provveda in pochi giorni, altrimenti vadano via tutti. Ci hanno fatto morire in casa nostra – ha poi proseguito – privandoci delle nostre aziende, delle nostre abitazioni, della nostra dignità. Ci stanno imponendo i formaggi senza il nostro latte, i succhi senza le nostre arance, hanno inventato le malattie per i nostri capi di bestiame, non sappiamo più come pagare i nostri debiti”. Dal primo cittadino di Modica, inoltre, si è alzato un invito affinché ognuno di noi impari a fare la differenza nel momento in cui va a fare la spesa e diventa consumatore. “Preferire un prodotto locale ad uno che arriva da chissà dove può fare la differenza tra la vita e la morte delle nostre aziende”.

L’impressione è che ormai si abbia la consapevolezza di essere tutti sulla stessa barca e di essere destinati ad affondare o a toccare terra tutti insieme. La stanchezza e l’esasperazione ci sono e sono tangibili, e vanno di pari passo con la certezza pressoché totale che anche il governo italiano sia troppo debole per far sentire la propria voce in Europa.

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