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La libertà quale via per la serenità.

La libertà quale via per la serenità. Il non attaccamento buddista nella vita dell’uomo occidentale.

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Sempre più le filosofie orientali si stanno avvicinando all’uomo occidentale insegnando come vivere meglio, in armonia con se stessi e con gli altri. Tra i concetti forti del pensiero buddista tibetano vi è quella del non attaccamento, parola che a molti suonerebbe come sinonimo di egoismo, pensare solo a sé. Ma di cosa si tratta? Ne parliamo con il dott. Stefano Guzzo, Sociologo, Formatore, Coach esperto in PNL. “In realtà non è proprio così. Quando si arriva alla consapevolezza che la realtà è in continuo cambiamento e che non c’è nulla di fisso a cui possiamo attaccarci allora comincia a svilupparsi il non attaccamento – spiega Guzzo-. Possiamo considerare il concetto del non attaccamento come il passaggio definitivo dalla personalità infantile a quella adulta (il bambino che nei primi anni di vita è molto attaccato alla mamma). Il non attaccamento può essere considerato come una forma di maturità che ci porta via via ad allontanare il bisogno di protezione, di avere sempre dei punti di riferimento e di sentirci sempre sicuri. Si diventa consapevoli che in questa vita, di fatto, non ci sono ne sicurezze né punti di riferimento, ed è tutto precario”. Non attaccamento significa libertà. E' quindi la libertà che darà serenità? “In un certo senso sì – prosegue l’esperto- se riusciamo ad essere consapevoli che tutto è precario e riusciamo a liberarci da tutto quello a cui siamo attaccati, allora si diventerà veramente liberi e di conseguenza sereni. Mi rendo conto che applicare questo concetto con le cose materiali (oggetti) magari è più facile, ma diventa difficilissimo con gli affetti e con le persone a cui teniamo particolarmente”.Come praticare il non attaccamento? “La prima cosa è prenderne coscienza: diventare coscienti dei propri attaccamenti (affettivi e materiali), fatto questo bisogna essere consapevoli della loro precarietà (nulla è per sempre in questa vita), ad esempio come la precarietà della presenza di una specifica persona nella propria vita. E’ un lavoro mentale: bisogna pensare, il più possibile, che ogni cosa è precaria e che il vero concetto di AMORE non è dipendere e attaccarsi a cose o persone ma è di rendere noi stessi e gli altri liberi. Soltanto la libertà può renderci veramente sereni e felici”.

 

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