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Dialogo sull'enciclica “Laudato si'”

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Promosso dal comune di Vittoria e dal Movimento ecclesiale di impegno culturale, gruppo di Vittoria, avrà luogo venerdì prossimo, 29 gennaio 2016, alle ore 18,30, al Teatro Comunale, un dialogo attorno all'Enciclica di Papa Francesco “Laudato si'” sulla cura della casa comune.

Interverranno Gian Piero Saladino, direttore dell'ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Ragusa, don Paolo La Terra, assistente ecclesiastico regionale del Meic e il vescovo di Ragusa, Carmelo Cuttitta.

L'incontro, moderato da Tania Azzolina del Meic di Vittoria, sarà introdotto da Pietro Lauretta, presidente del gruppo Meic locale, dal sindaco, Giuseppe Nicosia, e dall'assessore all'Istruzione ed alla cultura, Gaetano Bonetta.

Si tratta – ha commentato Bonetta – di un evento che riveste un significato particolare: una lettura ed una riflessione pubblica rivolte alla cittadinanza vittoriese per sviscerare e penetrare in un’opera di pensiero che è già diventata una pietra miliare del progresso umano. Infatti, l’Enciclica di papa Francesco costituisce una sorta di 'manifesto' della civiltà del Terzo millennio. Essa, si badi, non è soltanto un’opera teologica: è molte altre cose. Innanzitutto, è un articolato insieme di parole e di “comandamenti” teorici che recano in se stessi i comportamenti di vita che fanno della parola papale un modo di stare sulla terra e di vivere il nostro mondo naturale e materiale in una osmosi in cui la pluralità degli elementi planetari, fisici e umani, trovano nel loro equilibrio la ragione della loro esistenza, il senso della vita. Come si sa, Papa Bergoglio si diffonde sull’importanza e sulla cura dell’ambiente, di quella che chiama la 'casa comune'. Sì, di quella casa che appartiene a tutti, cattolici e non, qualunquisti, indifferenti, cristiani e atei, che oggi individuano nell’alterazione degli equilibri di natura i pericoli maggiori per il nostro vivere quotidiano e per l’accelerazione di quei fenomeni che potrebbero portare all’estinzione della nostra specie. Egli ci propone un’interpretazione nuova dell’ambiente, fuori da ogni ideologismo politico e movimentistico, fatta di analisi di contesti e delle loro valenze morali. Abbandona l’ambientalismo tecnico e approda ad un’esaltazione della natura che corrisponde alla valorizzazione morale dell’uomo. È in questa natura che l’uomo trova la sua identità; in questa natura deve trovare la sua vera immagine e costruirsi finalmente il suo narcisismo morale, che è il solo che può regalargli il benessere psichico e spirituale. La protezione e la cura della reale natura in cui si svolge la vicenda umana dovranno diventare l’obiettivo strategico dell’umanità, che oggi deve misurarsi con la sua consapevole capacità di autoriproduzione o di autodistruzione. Il messaggio del Papa non è confessionale, forse non è neanche religioso. È addirittura metareligioso, va oltre la religione. È universalistico, rivolto a tutti. Tutti possono percepirlo e farlo proprio, siano essi protestanti, ebrei, musulmani, induisti, buddisti, atei ed altri ancora. È questo proprio il caso di dire, parafrasando un’espressione di Benedetto Croce, che tutti “non possiamo non dirci bergogliani”. Il monito che ci lancia è pieno di luce e di entusiasmo e si fa oggi il più credibile dei sentieri della speranza, di cui abbiamo bisogno per risolvere i mille problemi che attanagliano ancora il mondo: povertà, fame, guerra e distruttività umana”.

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