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Otto Consiglieri Comunali a giudizio a Vittoria, l'opinione di Piero Gurrieri

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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Piero Gurrieri, avvocato e direttore del Quotidiano "Reti di Giustizia" a proposito del rinvio a giudizio di 8 Consiglieri Comunali a Vittoria. 
 
"Otto Consiglieri del Comune di Vittoria sono stati rinviati a giudizio per falso ideologico. Secondo il procuratore, attestarono l'inesistenza di debiti con il Comune, mentre quei debiti, pur se di piccola entità o in corso di rateizzazione, li avevano. Per questo, andranno a processo. 
 
Ho evitato di dire la mia, ma non sopporto l'ipocrisia di chi si fa giudice e censore con gli altri mentre, al tempo stesso, è in molti caso alle prese - direttamente o come gruppo politico - con guai giudiziari di ben altra importanza.
 
Sapete quanto per me sia importante la legalità, ma il primo principio di legalità è il garantismo, che deriva dalla Costituzione, che afferma che la Repubblica riconosce ad ogni Cittadino una presunzione di non colpevolezza fino a condanna definitiva. Principio che non può valere a convenienza, o a giorni alterni. Principio che vale anche in questo caso, tanto più che la prospettazione della procura è tutt'altro che scontata, la norma del testo unico in questione è, a mio parere, sospetta perfino di incostituzionalità per violazione del principio di uguaglianza tra i cittadini (art.3). Oltre al fatto che la personalità degli otto Consiglieri - che conosciamo e, al di là delle opinioni politiche, credo stimiamo in tanti - depone, in ogni caso, per la loro buona fede. Io di questo sono convinto. Quindi, sarebbe bene finirla con gogne mediatiche, inviti a spiegare in pubblico perchè e percome. Chè i processi, come loro sanno, si celebrano davanti a un giudice, non in piazza (cit.Aldo Moro).
 
Rimane un'ultima questione, quella se un procedimento in corso impedisca o meno di esercitare, da consigliere o amministratore, le pubbliche funzioni. Fermo che ciascuno può decidere ciò che ritiene, la legge non stabilisce l'obbligo di dimissioni se non in presenza di condanna di primo grado, e comunque non per gli addebiti qui contestati. Quindi, davvero non capisco di cosa si stia discutendo. 
Se al termine del processo di primo grado le tesi dell'accusa fossero confermate, saranno loro stessi a valutare, ma si tratterà di scelte personali. Quella che feci io stesso quando, di fronte all'unico procedimento subito da amministratore e concluso con una doppia assoluzione e tante scuse della procura, decisi di non candidarmi ad alcuna carica pubblica, non perchè me lo chiedesse la legge o avessi dubbi ma perchè potesse non averne anche l'ultimo o il più giovane Cittadino. Però, da assessore dell'epoca, rimasi in carica, perché era giusto così, e per continuare a servire la città. Fu la scelta giusta, perchè la magistratura riconobbe in primo e in secondo grado che quelle accuse erano inconsistenti.
 
Impopolare? Potrebbe darsi, ma è ciò che penso".
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