Feste, occasioni, incontri di qualsiasi tipo da quelli sessuali spinti a quelli “innocenti” si trasformano in occasioni per farsi una bella tirata di naso oppure, come è sempre più frequente, per farsi una fumatina di crack (molto più potente e molto più neurotossico della cocaina che già non scherza per danni cerebrali).
Stiamo andando verso una americanizzazione dei comportamenti sociali; il consumo di crack è stato un gravissimo problema dei consumatori statunitensi negli ultimi dieci anni creando danni sociali e per la salute enormi, e ora, come se niente fosse, sta iniziando da noi anche nelle fasce più giovani della popolazione che non hanno le misure giuste per essere critici rispetto a questo consumo.
Consumatori e spacciatori solidarizzano passando da un ruolo all’altro indifferentemente in un giro di soldi vorticoso e di perdita del controllo parossistico.
Non si possono controllare gli effetti sia a breve che soprattutto a lungo termine della cocaina. Non abbiamo una terapia farmacologica adeguata per combattere questa guerra. Perché di una guerra si tratta e forse della peggiore specie.
Il futuro delle nostre generazioni è in ballo e i ragazzi, ai quali piace “ballare” per loro caratteristica personologica e per la loro età, stanno “ballando” con il fuoco accanto che non è un fuoco che riscalda ma un fuoco che brucia.
Bisogna parlarne nelle scuole, nelle associazioni, nei dibattiti politici nei lavori di programmazione politica di questo fenomeno che non è più un fenomeno nuovo ma è sempre più malefico e velenoso.
Se c’è tanta cocaina in giro il problema non è di chi la mette in giro che commette un reato punito fino a 20 anni di carcere e fa i miliardi; il problema è di chi la chiede che compone un numero che è sempre più grande.
Fino a quando ci sarà una sola domanda di cocaina ci sarà sempre una offerta.
Questo è un problema di tutti e non può essere un problema solo sanitario o solo dei SerT.