La settecentesca facciata rovinata, con le parti in pietra irrimediabilmente sfregiate, il portone di fine ottocento sfondato, anzi sventrato e molto probabilmente non riparabile ma da sostituire, olio versato lungo tutto il marciapiedi prospiciente e la rampa d’accesso per i disabili divelta, distrutta.
È questo il drammatico resoconto della “bravata” di un giovane alla guida di un BMW di grossa cilindrata che domenica 22 settembre, complice l’elevata velocità in pieno centro urbano, si è schiantato contro il portone della chiesa di Santa Maria Maddalena a Vittoria, arrecando danni per diverse decine di migliaia di Euro.
E dire che quella facciata, con annesso portone e rampa, era stata restaurata ed abbellita appena lo scorso anno, nel 2018; tutto lavoro vanificato!
Una tragedia sfiorata per pochi minuti, dato che la chiesa sarebbe stata aperta da li a poco per accogliere i fedeli che avrebbero partecipato alla funzione domenicale, ma soprattutto perché quell’ area è luogo di transito e di ritrovo per i parrocchiani.
Perché, si chiedono i parrocchiani, gli abitanti del quartiere, la società civile, chi ha a cuore le sorti ed il bene della città di Vittoria, sia potuto accadere ancora una volta?
Nulla ci ha insegnato la tragedia che ha coinvolto e ucciso pochi mesi fa i cuginetti D’Antonio, complice, anche in quell’occasione, l’elevata velocità sulle strade urbane e l’assunzione di sostanze stupefacenti assunte dal conducente del Suv.
“ I fatti accaduti – commenta il parroco Don Giuseppe Di Corrado - sono frutto di un degrado giovanile, che costituisce lo stile di questi spazi e luoghi della città, quali appunto Piazza Calvario, abbandonata a sé stessa per decenni. Nessun controllo per anni da parte delle Forze dell’ Ordine ha fatto si che il territorio diventasse terra di nessuno”.
La Piazza Sei Martiri, meglio conosciuta dal popolo ipparino come “ u cianu a cruci”, è da tempo meta di scorribande, di gare d’auto e di moto che sfrecciano a velocità sostenuta non curanti di altri mezzi in transito o di eventuali pedoni; testa coda, frenate improvvise e brusche, accelerate no sense, soprattutto di sera e di notte, a dire dei residenti, stanchi e sfiduciati.
Ma c’è un dramma di cui nessuno parla: quello che sta vivendo e affrontando la comunità parrocchiale, ancora profondamente scossa, ma anche infastidita dai tanti disagi che sono costretti a vivere forzatamente. La chiesa chiusa, infatti, non consente di celebrare Messa e di tenere le aule di catechismo.
A farsi carico di questo disagio è ancora il parroco, Don Giuseppe Di Corrado, che denuncia e parla di una vera e propria ”emergenza sociale”.
“C’è un contesto culturale – continua Don Di Corrado – che non può essere sottovalutato perché parte dalla crisi delle famiglie che educano al “tutto e subito” secondo la cultura ricorrente dell’avere tutto, del possedere tutto senza sforzo o fatica alcuna, dell’ esibizionismo, del mettersi in mostra. In questi casi è difficile parlare il linguaggio della semplicità e della carità”.
Che fare dunque per arginare il fenomeno e correre ai ripari?
Secondo Don Di Corrado occorre un cambio fondamentale di rotta, una inversione di marcia rispetto alla situazione attuale, armi nuove per affrontare la vera emergenza: l’immaturità degli adulti.
“Non posiamo addebitare ogni colpa e responsabilità ai soli giovani, ma occorre ripartire dalle famiglie. Dietro certi atteggiamenti di spavalderia dei ragazzi, ci sono famiglie immature, pronte a dare senza educare. Che questa esperienza, questo scossone – conclude il parroco – possa essere di stimolo a tutta la società e motivo di riflessione su come desideriamo il futuro dei nostri ragazzi, dei nostri bambini. Occorre dunque un cambio di rotta educativo”.
Da giorni la piazza è presidiata dalle volanti della Polizia Municipale a salvaguardia dei luoghi, della pubblica incolumità e soprattutto delle persone.