Quello che è successo lo scorso 2 settembre a Vittoria, emerso solo qualche ora fa, ci ha lasciato tutti sgomenti. In una città che ancora piange due angioletti e si interroga su come rialzare la testa, è raccapricciante anche solo l’idea che una donna possa trovarsi nella situazione nella quale è stata catapultata la giovane vittoriese che, reduce dalla sua festa di compleanno, si è imbattuta in piena notte in un balordo senza pietà che l’ha sequestrata, violentata e trattata come un oggetto di sua proprietà. Possiamo solo immaginare il suo terrore, lo schifo, il senso di impotenza, la speranza che potesse trattarsi solo di un brutto sogno da scacciare al risveglio. Invece no. Da ore mi chiedo cosa possa fare io, semplice cittadino, insieme ad altri semplici cittadini come me, per aiutare questa donna massacrata nell’anima e segnata, temo, per sempre. Non molto. Non indosso una divisa, non sono un magistrato, non ho ruoli istituzionali. Ma una cosa posso e possiamo farla. Ci sono numerosi centri antiviolenza sul territorio che quotidianamente si spendono per aiutare le donne in difficoltà, fornendo loro supporto legale e psicologico gratuito e ricoverandole in case famiglia ad indirizzo segreto nei casi più gravi. E’ per questo che ho deciso di devolvere ad uno di essi, quello dell’associazione Donne a Sud che opera a Vittoria nei locali della fondazione Il Buon Samaritano di Don Beniamino Sacco, parte del ricavato della serata in programma sabato al Kamà. Con le operatrici della stessa associazione, inoltre, porteremo avanti delle attività sociali all’interno della discoteca, durante le serate e gli eventi. E’ un gesto piccolo ma concreto, finalizzato ad una massiccia opera di sensibilizzazione sul tema della violenza e alle esigenze specifiche del centro ascolto. In attesa di una pena esemplare per il mostro e con la speranza che, pian piano, il nostro possa tornare ad essere un paese per donne e per bambini. Un paese per tutti.