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Tredicesime e consumi, le stime di Confcommercio per la provincia di Ragusa: “Spenderemo circa 150 milioni di euro circa 100 in meno rispetto a quanto era stato impegnato nel 2019”

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C’è voglia di normalità dopo il crollo del 2020: questo sembra essere il tema portante dell’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio su tredicesime e consumi di dicembre. Saranno di circa 150 milioni di euro, in provincia di Ragusa, le spese per consumi (inclusi affitti, utenze, servizi, ecc.), un valore inferiore di circa 100 milioni a quanto speso nel 2019. Per le sole spese commercializzabili (beni e servizi) cioè alimentari, abbigliamento, mobili, elettrodomestici bianchi e bruni, computer, cellulari e comunicazioni, libri, ricreazione, spettacoli e cultura, giocattoli e cura del sé, alberghi, bar e ristoranti, la stima è di 80 milioni di euro. “Nel 2020 – sottolinea il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – questa spesa, fortemente correlata al benessere economico delle famiglie, era scesa a circa 90 milioni di euro correnti. Dicembre si conferma il mese più importante dell’anno per i consumi ma il clima di fiducia delle famiglie in calo, la forte ripresa dell’inflazione e i rincari delle bollette rischiano di ridurre la quota di tredicesima tradizionalmente destinata alla spesa per i regali di Natale che quest’anno si confermerà intorno ai 160 euro pro capite sostanzialmente in linea con lo scorso anno”. Manenti, inoltre, sottolinea che “considerando anche i consumi di chi non beneficia di questo emolumento, cioè l’area del lavoro autonomo, complessivamente la spesa media per famiglia, inclusi affitti, bollette e utenze, a dicembre si attesta a 1.400 euro, lo 0,5% in più rispetto all’anno scorso, ma ancora molto al di sotto rispetto al 2019 (- 8,5%)”. Entrando nel dettaglio della ricerca, dall’andamento dei consumi commercializzabili nel triennio si vede come il mese di dicembre, anche nel 2020, anno caratterizzato da un periodo festivo connotato da molte limitazioni, abbia rappresentato il periodo più importante dal punto di vista dei consumi. Le stime effettuate per il 2021 non considerano improvvisi deterioramenti del quadro pandemico. Al di là della situazione sanitaria, qualche spunto di preoccupazione emerge dal versante economico. A novembre, il clima di fiducia delle famiglie, pur attestandosi su livelli storicamente elevati, ha ripiegato per il secondo mese consecutivo. Questa situazione, se confermata nei prossimi mesi, rischia di avere ripercussioni nella parte iniziale del 2022 oltre che comprimere, seppure marginalmente, le spese di dicembre e per i regali di Natale. Il deterioramento è correlato in buona parte al riemergere dell’inflazione la quale, per la parte inattesa, cioè quella eccedente l’1,5% o -2%, potrebbe comprimere il potere d’acquisto delle famiglie, riverberandosi principalmente in una contrazione degli acquisti di beni e servizi commercializzabili. Infatti, la ripresa dell’inflazione sta colpendo in prevalenza e almeno per adesso, quei beni e servizi a cui le famiglie non possono rinunciare, cioè i cosiddetti consumi obbligati.

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