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Ragusa, caso di "buona sanità" al Giovanni Paolo II. Lettera aperta di una paziente soddisfatta

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Ragusa. “Grandi, siete grandi. Non finirò mai di ringraziarvi per tutto quello che fate per noi bianchi e neri, giovani e adulti, ricchi e poveri, buoni e cattivi. Grazie a nome di tutti i cittadini e non perdete tempo più di tanto dietro a critiche fuori luogo che parlano di lamentele ridicole e cattiverie gratuite per colpire un’organizzazione sanitaria che, secondo me, si avvicina parecchio alla perfezione”.

Inizia così la lettera aperta che Margherita A., paziente residente nell’area iblea, ha inoltrato all’indirizzo del reparto di Ortopedia dell’ospedale "Giovanni Paolo II" di Ragusa dove è stata in cura nelle ultime settimane a causa di un fastidioso infortunio alla gamba sinistra.

“Dopo essere rimasta in quel letto immobile in seguito all’operazione subita – racconta – ti senti un peso, un vero e proprio peso morto. Il dolore, alla fine, è niente rispetto al dramma psicologico che ti travolge e che ti fa sentire una nullità. Per fortuna, primario, operatori medici, sanitari, ortopedici, fisiatri, infermieri, OSS: stanno tutti attorno al paziente sempre pronti a sostenerlo anche garantendo supporti psicologici. Tutto ciò a fronte di ricoveri continui, di giorno e di notte. Tutti sono pronti a dare il massimo al solo richiamo del paziente. Davvero incredibile, piacevolmente incredibile. Un supporto morale unico, una professionalità da vendere, all’interno di un reparto dove nulla è carente, anzi è tutto nuovo, pulito, ben organizzato”. Margherita A. aggiunge: “Tutti sappiamo che un attimo ti cambia la vita. Così, in un sabato qualunque, ti ritrovi improvvisamente a terra, con un dolore terribile e una gamba a penzoloni. Insomma, come se il mondo ti crollasse addosso. E poi l’arrivo al Pronto soccorso dell’ospedale di Ragusa, subito il tampone, con tempismo assoluto, pressione, prelievi, radiografie e Tac. Quindi la sala gessi e la diagnosi: frattura scomposta della tibia. Insomma, una situazione gravissima sul piano ortopedico. E poi arriva il lunedì dell’intervento e non vedi l’ora che possa essere già il giorno dopo. E, in effetti, arriva il martedì e ti svegli dall’epidurale dello staff del primario di Rianimazione, il dottor Luigi Rabito, e dopo l’intervento effettuato dall’equipe straordinaria del primario di Ortopedia, il dottor Giorgio Sallemi. Sono loro che ti parlano dei punti, ben cinquanta, che hanno dovuto mettere per chiudere la ferita e di cosa sono riusciti a fare, dandoti buone speranze per il futuro.

Vorrei che questa mia arrivasse al direttore generale, Angelo Aliquò, e al direttore sanitario, Raffaele Elia, i vertici dell’azienda sanitaria provinciale, a cui va ascritto, evidentemente, il merito di questa programmazione e organizzazione, perché prendessero atto della gratitudine che una paziente qualsiasi può avere nei confronti di medici preparati e di altissimo livello. Ringrazio, dunque, il dott. Sallemi, il dott. Rabito, tutti i loro collaboratori - il dott. Oscar Cammarata, il dott. Paolo De Maio, il dott. Giovanni Incatasciato, il dott. Domenico Saglimbene, il dott. Mirko Barchi, la dottoressa Annalisa Di Benedetto, la dottoressa Cecilia Casamichele -, i medici del Pronto soccorso, gli operatori sanitari in genere dei reparti di Ortopedia e Rianimazione, per la grande attenzione che hanno dimostrato. E non solo nei miei confronti. Mi sono sentita fortunata, con il senno di poi, a fronte di un incidente così grave, a essere finita sotto le loro cure. Occorre la massima gratitudine e il massimo rispetto per chi dedica la propria vita e, in qualche modo, si annulla, per permetterci di stare meglio. Davvero grazie a tutti per quello che fate. Testimonierò, finché posso, la vostra bravura e capacità".

 

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