Un grande senso di responsabilità: è quel che ha chiesto il vescovo, monsignor Carmelo Cuttitta, a tutti i sacerdoti della Diocesi per l’organizzazione e la gestione delle feste patronali, al fine di evitare affollati e pericolosi assembramenti.
Come è noto, tutte le processioni sono vietate ma è tuttavia possibile partecipare alle celebrazioni eucaristiche anche in occasione di ricorrenze particolarmente solenni, come ad esempio le feste patronali. Proprio in queste circostanze, molti fedeli intendono adempiere ai “voti” nei confronti dei santi patroni e c’è quindi la necessità di continuare a garantire il rispetto di tutte le disposizioni imposte dal tempo di pandemia.
Il vescovo ha, pertanto, invitato i presbiteri a evitare che si creino assembramenti nei giorni delle feste patronali adottando una serie di accorgimenti. Tra questi, al fine di alleggerire la presenza dei fedeli nel giorno della festa, la partecipazione alle celebrazioni nei giorni precedenti (tridui, settine, novene); la partecipazione alla santa messa nel giorno della festa nella parrocchia di appartenenza; la trasmissione in streaming della santa messa; la previsione di brevi liturgie della Parola seguite dalla distribuzione della Santa Comunione.
Tutte queste celebrazioni sono da considerare, sottolinea il vescovo, come adempimento agli eventuali e tradizionali “voti”. Monsignor Cuttitta suggerisce anche di celebrare la santa messa, laddove ci sia possibilità, in spazi all’aperto antistanti la chiesa, purché siano chiusi e recintati e con accessi presidiati da volontari e sempre nel rispetto delle norme di sicurezza, del distanziamento, dell’uso della mascherina. In ogni caso in queste celebrazioni all’aperto la partecipazione non può essere superiore a mille persone.
«Il convinto rispetto di queste indicazioni consentirà di far sì che, nell’eccezionalità del tempo che stiamo vivendo, la devozione della nostra gente possa essere vissuta e manifestata nella maggior misura possibile, anche nei momenti più significativi legati alla religiosità popolare».
(fonte: Diocesi di Ragusa)