"Invitati alle nozze": commento al Vangelo della XXVIII domenica del T.O.

Un matrimono, un re e suo figlio: protagonisti di questo Vangelo

Orazio Rizzo
16/10/2017
Tradizioni
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Riprendono, dopo la pausa estiva, le pubblicazioni dei commenti al Vangelo domenicale, accompagnati dalle parole e dalla riflessione omiletica di Don Beniamino Sacco, parroco della parrocchia Spirito Santo in Vittoria.

Un momento da "dedicarci" e di riflessione sul tema proposto la domenica a Messa.

buona lettura e buona riflessione !

Un invito è sempre segno di stima. Si invitano parenti, gli amici, le persone di riguardo o quelle alle quali si tiene in modo particolare. Non fare parte della lista degli invitati è segno di esclusione che produce tristezza e alle volte rabbia.

La storia di questa domenica, parla di nozze e di invitati. I protagonisti sono un re e suo figlio che si prepara a celebrare le nozze. Un matrimonio importante e di conseguenza vengono invitati persone di alto borgo, così come si confà in questi casi. L’ invito naturalmente viene inviato molto prima del giorno delle nozze in modo da permettere agli invitati di organizzarsi. Alla fine tutto è pronto per il girono fissato.

Ma al matrimonio nessuno degli invitati si presenta, adducendo ognuno una giustificazione che sa più di rifiuto che di motivazione vera. Ognuno di essi ha infatti preferito interessarsi ai propri affari anziché partecipare alle nozze; cosa molto triste per il re e suo figlio , ma purtroppo è la realtà di cui prendere atto.

“Il regno dei cieli è simile”: Gesù proietta l’ immagine delle nozze verso il regno che Lui è venuto ad inaugurare. Il padre lo manda perché Egli possa celebrare le nozze con l’ umanità. Un grande avvenimento al quale vengono invitati quanti si definiscono amici di Dio, e’ una scelta privilegiata, un titolo di onore: fare parte delle nozze del figlio del re.

“Ma gli invitati non ne sono degni” non per scelta ma per il rifiuto. Il gran rifiuto si concretizza sia nelle grandi che nelle piccole cose. E’ una questione di stile, di modo di essere. Si rifiuta facendo finta di accettare, giocando cos a nascondino con Dio. Alle volte c’è tanto desiderio ma manca la voglia. “Mi piacerebbe, però come si fa ad arrivare a tutto”. Oppure, “ quando mi capita, mi sento bene, ritorno a casa ricaricato”. E ancora: “ ci ripromettiamo spesso di partecipare, ma poi, per un motivo e l’ altro dobbiamo rimandare”. Il banchetto è sempre pronto,, l’ attesa si fa lunga, bisogna consumare il ben di Dio che è stato preparato.

“Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze”. Quando gli amici si defilano, adducendo le motivazioni più assurde, allora si fa posto ad altri, a quelli che non facevano parte della lista. L’invito diventa universale. Tutti possono partecipare alle “Nozze dell’ Agnello”; due le condizioni: aver fame e liberarsi della zavorra del peccato.

Bisogna aver fame della parola di Dio, del suo amore, del suo cibo,della sua Grazia, della sua parola. Non si va ad un pranzo con la pancia piena, i sazi non hanno bisogno di Dio, sono gli affamati che corrono al banchetto per nutrirsi. Bisogna però indossare l’ abito della misericordia che fa riscoprire la dignità dei figli di Dio.

P. Beniamino

 

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