Teatro della Comunità: "In scena la gente comune", l'altro modo di comunicare

Laboratori sulle forme della diversità: arte, cultura e scienza sociale

Concita Occhipinti
24/08/2015
Arte
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Più spazio, più risorse...in tempi ostili alla cultura, tutti siamo  chiamati a partecipare e fare la propria parte!

È la forma teatrale creata da Marco Di Stefano e Brigitte Christensen all’inizio degli anni Ottanta, e che subito si è identificata nel teatro di ricerca di quegli anni, arricchita dall’esperienza di nuove e antiche forme di comunicazione. Il primo esperimento di Teatro della Comunità è stato anche il pretesto per la nascita del “Festival Internazionale del Teatro” di Amandola, divenuto anno dopo anno un punto di riferimento per artisti e pubblico, un’occasione per sperimentare nuovi modi di comunicazione. La conclusione “naturale” del festival di Amandola, dopo sedici indimenticabili edizioni, spinge Di Stefano, insieme alla danzatrice e coreografa Tanya Khabarova, a divulgare questa forma teatrale in numerosi Paesi europei e non solo. Il Teatro della Comunità è un teatro voluto e fatto dalla gente comune, dal pubblico, il quale ha finalmente la possibilità di far sentire la propria voce; è un teatro che recupera la sua funzione sociale, politica e culturale. Il Teatro della Comunità è un incontro tra generazioni, dove persone comuni danno vita ad uno spettacolo in cui sono loro i veri protagonisti, nei ruoli di attori, registi e scenografi. Quando è possibile, lo spettacolo viene realizzato nel teatro principale della città, o in altri luoghi di quartiere, per aprire alla comunità spazi – spesso poco utilizzati – di riunione, di riflessione, di confronto. Marco Di Stefano organizza incontri dove chiunque può partecipare, poi si va avanti con prove, scambi di idee e proposte. Tutti insieme, fino al debutto. Il divertimento e il successo sono assicurati. Lo testimoniano le 80 produzioni di Teatro della Comunità in 18 Paesi nel mondo (iniziate nel 1984 al Festival di Amandola). È il teatro come polis (città), agorà (piazza), dove la nostalgia delle cose perdute, i frammenti di storia della nostra memoria si mescolano attraverso le differenti età dei partecipanti, s’intrecciano al racconto del presente e si proiettano verso il bisogno del futuro. È il teatro che può appartenere ad ognuno di noi. Il progetto è ben radicato nelle Marche. La città di Macerata, infatti, ha accolto questa forma di teatro con grande entusiasmo, tanto da far nascere il progetto “Così vicino così lontano – Macer/azione”. Nel 2002 è iniziata una collaborazione stabile con l’ANMIC Macerata, associazione che si occupa di persone disabili e che le ha portate a partecipare al Teatro della Comunità. Un’iniziativa importante perché, trattandosi di comunità, il teatro deve dare spazio a tutti. Il riconoscimento per questo lavoro è dato anche dal fatto che, da tre anni, le Compagnie Teatrali Riunite di Macerata hanno inserito il Teatro della Comunità nella rassegna teatrale “Angelo Perugini”. Il progetto è stato esteso anche alla città di Civitanova Marche. Un grazie particolare va al Comune di Macerata e alla Provincia di Macerata, che hanno reso possibile questo progetto sostenendolo economicamente, e alla Fondazione Carima per il suo contributo.

Video Repertorio

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https://www.facebook.com/pages/Tanya-khabarova/115274245214685?fref=ts

https://www.facebook.com/pages/Teatro-della-Comunit%C3%A0/403505379661383?fref=ts

Grazie ad Avelio Marini di Amandola ex sindaco per averci creduto..e grazie a Anna Menghi Anmic Macerata per averci sostenuto fin a oggi Con il festival di Macerata da 13 anni

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