La Pasqua in tavola dei ragusani: dal salato al dolce, un'esplosione di colori e sapori

Valentina Frasca
20/03/2016
Tradizioni
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Una settimana esatta alla Pasqua e le straordinarie massaie ragusane si stanno già sfregando le mani. Si, perché in terra iblea la Santa Pasqua non fa rima solo con riti solenni e cerimonie religiose, ma anche con folklore, tradizione e tavola. Ultimato il fioretto del venerdì con la carne, nei casi più estremi il digiuno, la Pasqua porta anche la "resurrezione" dei sapori.

Il re della tavola è sicuramente l’agnello, cotto in forno con contorno di patate o unito alla regina, ossia all’interno della "mpanata", la focaccia dalla forma rotonda e il famoso “ricamo” sui bordi molto diffusa anche nelle varianti con il pollo, il tacchino, il capretto e, ultimamente, anche di pesce e di verdure e seitan, in versione completamente veg. E per chi dell’agnello non butta via proprio niente e ama le interiora il piatto forte sono, sicuramente, i "turcinuina": interiora di agnello, per l’appunto, (cuore, polmoni e fegato) attorcigliate ( da qui il nome) con aglio, cipolla, prezzemolo finemente tritato, ragusano dop e infornate nel tipico “tianu”( pentola in terracotta). Il succo di limone come condimento finale del piatto è facoltativo e tradizione vuole che si mangino per il pranzo del sabato santo.

Altro piatto tipico a base di pasta di pane (generalmente quella che resta quando si sono preparate le “mpanate”) e uova sode è l’ “auciedu cu l’ova”. Le uova vengono inserite nella pasta di pane decorata e adornata con intagli e colori. Diffusa soprattutto nel versante modicano della provincia è "ù pastieri", a base di pasta di pane, carne di agnello o manzo, prezzemolo, aglio verde, caciocavallo fresco grattuggiato, sale, pepe nero, uova e brodo di carne. Al termine della lavorazione i bordi del disco di pasta andranno alzati per far assumere al pastiere la sua tradizionale forma a sacchetto aperto, in modo da far vedere il ripieno.

E di certo, a completamento di un lauto pranzo, non possono mancare i dolci. Anche qui la tradizione iblea dà il meglio di sé con, in primis, i biscotti “scaurati” (biscotti secchi prima bolliti e poi infornati) e con le cassate di ricotta al forno (foto), da non confondere con la classica cassata siciliana. La cassata al forno è simile ad un piccolo cestino di pasta che contiene una crema di tuma o, più spesso, di ricotta addolcita con zucchero e aromatizzata con cannella, polvere di buccia di limone e cioccolato. L’involucro della cassata va preparato impastando farina, tuorli d’uovo, sugna o margarina e zucchero con un po’ d’acqua e l’impasto va lavorato fino a renderlo omogeneo ed elastico. Infine, per realizzare il cestino di pasta, si devono “pizzicare” i bordi per creare una specie di coroncina. Le cassate andranno in forno a 150° per circa quindici minuti, quindi spolverare sopra un po’ di cannella e assaporarle, preferibilmente, ancora calde.

Immancabili, chiaramente, anche colombe pasquali e uova di cioccolato (fondente per i vegani). A tal proposito, ecco una ricetta facile per preparare in casa una colomba senza uova né latte, per intolleranti e veg. Occorrono 400 gr di farina manitoba, 100 gr di olio di semi o di margarina vegetale, 100 gr di zucchero mascobado, 100 ml di latte di soia o riso, 1 arancia, 1 limone, 1 pizzico di In una ciotola sbattere insieme con una frusta zucchero, latte e olio (o margarina vegetale ammorbidita) fino ad ottenere una crema spumosa. Aggiungere l’aroma di mandorla, il lievito di birra sciolto in acqua tiepida, la buccia grattugiata di un’arancia e di un limone, e continuare a mescolare. A poco a poco, versare la farina facendo molta attenzione a che non si formino i grumi e mettere il tutto a lievitare in uno stampo da colomba, coperto con una pellicola trasparente, per circa 2 ore. Prima di infornare decorare con le mandorle e la granella di zucchero. Poi mettere a cuocere nel forno a 160 gradi per 45 minuti.

Buon appetito!

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