I fatti di Milano (assembramento pericoloso di giovani, lanci di petardi e assalto alla polizia con bottiglie e pietre) di Gela (spari di pistola) e di Vittoria, più in particolare, ( la distruzione della fontana ottocentesca di piazza Giordano Bruno) , meritano almeno un paio di riflessioni "pedagogiche". Perché molti giovani si danno alla violenza contro terzi e/o contro i monumenti pubblici ? Si tratta di atteggiamenti comportamenti alloplastici messi a terra da giovani soli, iper aggressivi, che sfogano rabbia e frustrazione verso bersagli fisici (la polizia) e simbolici (la fontana) degli adulti. Atteggiamenti comportamenti che fanno il paio con le azioni autoplastiche, cioè di danno versi se stessi, di attacco al corpo (depressione, ansia, cutting, abuso di alcol e droghe), realizzate per rispondere, in altro modo, al fenomeno cosiddetto di "abbandono educativo" messo in atto dalle famiglie e da parte degli adulti di riferimento. Succede a Milano, a Gela, a Vittoria, in tutta Italia. Che durante le festività si incendia spesso, anzi divampa e coinvolge più giovani e più luoghi. Un fenomeno in corso prima del Covid , che quest' ultimo ha reso più vasto e pericoloso assai. Perché ? Perché i giovani soffrono, si sentono dimenticati, e così non trovano altro da fare che scatenare sugli altri e/o sulle cose la nuova aggressività e la epocale violenza acquisite. Che a Vittoria, è vero, assumono una peculiarità forse non riscontrabile altrove. Ed è per questo che anni, non da oggi , chiedo a gran voce l'avvio di un progetto giovani straordinario, efficace, concreto e duraturo. Se si eccettuano pubblici dibattiti ed azioni di esclusiva referenzialità avviate dal Comune, da enti , associazioni e scuole poco o nulla è stato fatto. Che fare, dunque? Lo ripeto, occorre un piano Marshall pedagogico che coinvolga prima le famiglie, poi i giovani. A questi ultimi vanno restituite la speranza e la capacità di progettazione del futuro. Urge riaccendere la fiammella del protagonismo giovanile sia a Vittoria che altrove. Le telecamere? Servono. Aumentare l'organico delle forze dell'ordine? È importante, ma non basta. C'è bisogno di più educazione a casa , di più esempi educativi tra gli adulti di riferimento, competenti. Le scuole? Devono fare la loro parte, ci mancherebbe . Ma urgono istituti aperti moderni, assertivi, mai autoreferenti, disponibili alla collaborazione col territorio soprattutto. Il fine ultimo ? Dar luogo ad una vera, autentica comunità educante, dove tutti hanno un ruolo preciso e importante nell'affiancamento pedagogico delle giovani generazioni. Si può fare? Si deve fare. E subito.