Daniele Salvo regista dello spettacolo “La Pace” di Aristofane in scena al Teatro Greco di Siracusa dal 9 giugno.

28/04/2023
Arte
Condividi su:

La commedia che non è mai stata rappresentata al Teatro Greco di Siracusa in più di 100 anni di

attività

Daniele Salvo – dopo il recente successo riscosso al Bifest-Bari International Film Festival, con la sua
opera prima cinematografica “Gli Altri”, sarà protagonista della stagione del Teatro Greco di
Siracusa come regista dello spettacolo “LA PACE” di Aristofane, commedia che non è mai stata
rappresentata al Teatro Greco di Siracusa in più di 100 anni di attività. Si tratta di un testo
originalissimo, visionario, sorprendente, spiazzante e perturbante. Protagonista sarà Giuseppe
Battiston. Lo spettacolo debutterà al Teatro Greco di Siracusa il 9 giugno al 23 giugno 2023.
“Aristofane era il Tim Burton dell’antichità – racconta Daniele Salvo - un visionario, imprevedibile e
pieno di trovate spiazzanti. Il testo ci parla dell’utopia del viaggio di un uomo che vola verso
l’Olimpo per liberare la pace rinchiusa in una grotta. Contiene concetti molto contemporanei. Gli
unici in grado di liberare la pace sono i contadini. È un po’ pasoliniano. Politici alla berlina e mondo
teatrale corrotto in cui Aristofane non si riconosceva”.
SINOSSI
Atene 421 a.C.: la guerra del Peloponneso imperversa ormai da dieci anni e la Grecia versa in
disastrose condizioni economiche. Quando l’azione scenica ha inizio, due servi del vecchio Trigeo,
vignaiolo dell’Attica, stanno lavorando alacremente per impastare qualcosa di maleodorante, sulla
cui natura viene mantenuto un comico riserbo, finché non si apprende che i due stanno preparando
polpette di escrementi per nutrire un gigantesco scarabeo stercorario. Trigeo infatti, esausto per le
tribolazioni patite in tempo di guerra, ha deciso di tentare un impossibile incontro con le divinità
olimpiche, un’anabasi celeste. Per salire da Zeus, però, occorrerebbe un destriero alato come
Pegaso, il destriero di Bellerofonte e di Perseo, di cui egli ovviamente non dispone: parodiando
dunque il Bellerofonte di Euripide, Aristofane attribuisce al suo eroe la decisione di andarci a
cavallo di uno scarabeo stercorario, creatura che si nutre di sterco, dedicandosi a modellarlo in
palline che, fatte rotolare sul terreno, vengono poi ammassate in depositi. Per renderlo delle
dimensioni adatte a promuovere il suo trasporto, Trigeo ha affidato ai servi il compito di nutrirlo,
ed essi vi si dedicano appunto con impegno, impastando polpette di sterco. Trigeo sale quindi sul
suo dorso, per compiere l’anabasi celeste. Il tragitto non è però esente da rischi: per esempio,
durante la trasvolata una tremenda puzza esala dal basso (per colpa di un ateniese che defeca a
cielo aperto al Pireo) e spinge in picchiata lo scarabeo, ghiotto di escrementi e porcherie in genere,
rischiando di uccidere il suo cavaliere. Il viaggio è caratterizzato quindi da questa tensione costante
fra l’alto, verso il quale Trigeo vuole farsi condurre, e la fatale attrazione dell’animale per gli olezzi
della terraferma. Finalmente Trigeo arriva alla dimora di Zeus. Qui lo attende una sorpresa
sconvolgente: l’Olimpo è vuoto, perché gli dei, disgustati dalla guerra, sono risaliti nelle sfere più
alte del cielo, lasciando solo Ermes, che sta facendo le valigie. A presiedere l'Olimpo è una
caricatura di dio, Pòlemos, dio della guerra, il quale si nutre anch'egli di polpette, farcite però di
pòleis greche. Quanto alla dea della Pace, Irene, giace reclusa da Polemos nelle profondità della
Terra, in un antro inaccessibile, il cui ingresso è ostruito da enormi macigni. Pòlemos è pronto per
l’atto finale: le città greche sono state collocate in un enorme mortaio, in attesa di essere
sminuzzate come ingredienti di un succulento pesto. Polemos però non trova più il pestello, che
dovrebbe essere impersonato da quei soggetti, sempre molto diffusi, che sulla terra amano la
guerra, come Cleone l’ateniese, oppure Bràsida, il pestello spartano. Si viene a quel punto a sapere

1
che Bràsida e Cleone sono morti entrambi nella battaglia di Anfipoli. Trigeo, appresa la notizia,
capisce che è il momento favorevole per agire chiamando a raccolta i Greci e, tutti insieme, liberare
Irene dalla sua prigione. Tra i popoli dell’Ellade, però, solo i contadini danno prova di possedere le
doti di concordia necessarie a condurre a buon fine l’impresa: cantando in coro e tirando tutti
insieme, riescono a rimuovere i macigni della grotta, disseppellendo la Pace dal mucchio di pietre
che rappresenta metaforicamente il cumulo dei loro errori, miopi egoismi di partito, ricerca del
profitto personale, velleità di potenza. Irene può così riemergere dalle viscere della terra: porta con
sé, come di consueto, il ramo d'ulivo e la cornucopia, e in braccio ha il piccolo Pluto (dio della
ricchezza), simbolo delle ricchezze che si possono trarre dalla natura in tempo di pace, e si
accompagna ad Opòra, l'Abbondanza, e a Teoria, la Festa. Ottenuto lo scopo, la paràbasi separa la
prima parte dalla seconda. In questa parabasi l'autore rimarca le caratteristiche della sua arte,
differenziandola puntigliosamente da quella dei suoi rivali, perché la sua commedia punta tutto
sulle idee, anziché sulle volgarità e sulle invenzioni buffonesche da "farsa megarese". Tutta la
seconda parte della commedia è occupata da una sequenza di scene brevi che illustrano gli effetti
positivi della pace riconquistata. Trigeo e Opòra scatenano la gioia di tutti dichiarando, a sorpresa,
l’intenzione di sposarsi. Il contadino, peraltro, ritornerà sulla terra per altra via rispetto a quella
dell'andata, perché viene a sapere che lo scarabeo è stato promosso a destriero e messo a trainare
il cocchio di Zeus. Trigeo dovrà quindi farsi tutto il percorso a piedi. Fra le scene della seconda parte
si segnala la protesta del mercante di armi, l'unico sdegnato e indispettito dalla pace riconquistata.
Si svolge qui una seconda parabasi dai toni esaltati, lirici e sognanti, in cui il coro afferma
commosso che non si venderanno più armi, non si vestiranno più elmi, non si mangeranno più
formaggio e cipolle, ma, seduti insieme accanto al focolare, gli uomini se la spasseranno tra bevute,
allegri simposi e baldoria con gli amici, e gli sposi vivranno felici in campagna. La scena si chiude con
un kòmos, corteo, nuziale condito da lazzi salaci, oscenità e allusioni piccanti. Ma a questo punto
irrompe l’attualità. Il finale dello spettacolo è molto sorprendente. La guerra incombe ancora, la
Storia non insegna nulla e l’uomo non può far altro che confermare la sua natura bellicosa e
guerrafondaia.
NOTE DI REGIA DI DANIELE SALVO
La commedia "La Pace" non è mai stata rappresentata al Teatro Greco di Siracusa in più di 100 anni
di attività. Si tratta di un testo originalissimo, visionario, sorprendente, spiazzante e perturbante. Il
viaggio di Trigeo sull’Olimpo a cavallo di uno scarabeo stercorario gigante, nella disperata volontà
di far terminare ogni conflitto e di liberare la Pace, imprigionata in una profonda grotta, ci parla
dell’Utopia. Ai nostri giorni, nella situazione storica attuale, in cui ad ogni istante rischiamo
un’estinzione di massa, le parole di Aristofane appaiono particolarmente profetiche ed illuminanti.
Penso ad uno spettacolo appositamente creato affinché un pubblico vasto possa godere
dell'emozione e della bellezza del teatro classico, assaporandone l'essenza più pura, lasciandosi
cadere nella vertigine dello straordinario linguaggio di Aristofane. Il lavoro sulla recitazione che
intendo fare necessita di interpreti di prima qualità: non ci sono spazi per gli equivoci. Penso ad una
recitazione non stilistica, senza tracce di elementi borghesi: le parole di Aristofane sono radicate
nel corpo, nella "macchina attoriale" più antica. Il tema è quello della Pace, impossibile da
raggiungere per la stupidità e la corruzione dell'umanità. La pace, commedia di Aristofane, fu
rappresentata alle Grandi Dionisie nel 421 a.C. L'opera è stata scritta durante la guerra del
Peloponneso combattuta tra Atene e Sparta. Fu messo in scena circa sette mesi dopo la morte in
battaglia sia di Cleone (il generale ateniese) che di Brasida (il generale spartano). La pace anticipò,
di poche settimane, la ratifica della Pace di Nicia (421 a.C.), che sospese per sei anni difficili le
ostilità tra Atene e Sparta. Questo è ovviamente un problema molto attuale….

1

LA PACE
di
Aristofane
Traduzione
Nicola Cadoni

CAST

- Trigeo Giuseppe Battiston
- Ermes / Ierocle Massimo Verdastro
- Servo di Trigeo I Simone Ciampi
- Servo di Trigeo II/ Aristofane Martino Duane
- Figlia di Trigeo I / Corifea Francesca Mària
- Figlia di Trigeo II / Corifea Stella Pecollo
- Polemos/ Mercante di zappe Patrizio Cigliano
- Caos (Macello)/ Fabbricante di falci Gaetano Aiello
- Mercante di armi Giuseppe Rispoli
- La Pace Jacqueline Bulnés
- Opora (La Dea del raccolto) Gemma Lapi
- Theoria (La Dea della Festa) Federica Clementi

CORIFEI

Simonetta Cartìa, Enzo Curcurù, Marcella Favilla, Paolo Giangrasso, Elena
Polic Greco, Francesco Iaia, Giancarlo Latina, Giuseppe Rispoli

CORO
Contadini, Sgherri di Polemos,
Uomini politici, Armaioli, Spadai, Musicisti
(Allievi ADDA)

Clara Borghesi, Davide Carella, Federica Clementi, Alessandra Cosentino, Giovanni
Costamagna, Christian D’Agostino, Denise Kendall Jones, Gemma Lapi, Zoe

1
Laudani, Marco Maggio, Carlo Marrubini Bouland, Giuseppe Oricchio, Carloandrea
Pecori Donizetti, Massimiliano Serino, Davide Sgamma, Francesca Sparacino,
Stefano Stagno, Giovanni Taddeucci, Siria Veronese Sandre, Alberto Carbone,
Enrica Graziano, Pio Moreno Mondi, Matteo Nigi, Francesco Ruggiero, Elisa
Zucchetti, Althea Maria Luana Iorio, Domenico Lamparelli, Emilio Lumastro,

Carlotta Messina, Edoardo Pipitone, Jacopo Sarotti

Scene Alessandro Chiti
Installazioni sceniche Michele Ciacciofera
Costumi Daniele Gelsi
Musiche originali Patrizio Maria D’Artista
Cura del movimento Miki Matsuse
Luci Giuseppe Filipponio
Regia Daniele Salvo
Assistente alla regia Raffaele Latagliata
Assistente costumista Andrea Grisanti
Direzione cori cantati Elena Polic Greco, Simonetta Cartìa
Assistenti volontari William Caruso, Beatrice Ronga
Costumi realizzati dalla SARTORIA INDA in collaborazione con la Sartoria Gelsi
Costumi d’Arte

Leggi altre notizie su Vittoria Daily
Condividi su: